Il surreale discorso di Donald Trump all’Assemblea generale dell’Onu

Negazionismo climatico, elogio del carbone, chiusura delle frontiere, no allo stato palestinese: il mondo come lo vorrebbe Donald Trump.

Il negazionismo climatico, senza vergogna. Si può riassumere in questo modo il discorso tenuto martedì 23 settembre dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo il miliardario da gennaio alla Casa Bianca, infatti, i cambiamenti climatici rappresentano “la più grande truffa mai perpetrata al mondo”.

Trump definisce “stupidi” gli scienziati

Mentre il concetto di carbon footprint, ovvero di impatto delle attività umane in termini di emissioni di CO2, è “un inganno ideato da persone con intenzioni malvagie”. “Tutte queste previsioni fatte dalle Nazioni Unite e da molti altri – ha aggiunto – erano sbagliate. Sono state fatte da persone stupide e sono costate moltissimo ai loro Paesi”.

Raramente un capo di stato si era spinto fino a questo livello. Contraddicendo decenni di ricerca scientifica internazionale, e facendolo, anche simbolicamente, di fronte a una platea di oltre 190 rappresentanti delle nazioni di tutto il mondo. Il tutto con argomentazioni che ormai non sono sufficienti neppure per prevaricare al bar: “Dicevano che il riscaldamento climatico avrebbe ucciso il Pianeta, ma poi ha cominciato a fare più freddo”. Confondendo meteorologia e climatologia, in un desolante frullatore di castronerie antiscientifiche.

Il carbone è “bello e pulito” e “possiamo vendervene quanto volete”

Trump ha quindi vantato i meriti della fonte fossile più dannosa in assoluto per il clima: il carbone, definendolo “bello e pulito” e aggiungendo: “Siamo pronti a fornire a tutti i paesi delle risorse energetiche abbondanti e a prezzi abbordabili, se ne avete bisogno. E la maggior parte di voi ne ha bisogno”. Un atteggiamento, quello sulle fonti fossili, che rischia non soltanto di impedire il raggiungimento degli obiettivi climatici mondiali, ma anche di vanificare gli sforzi profusi finora, comunque insufficienti.

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Pale eolico sorgono su un ex-sito di estrazione di carbone a Oakland, nel Maryland © Chip Somodevilla/Getty Images

Il discorso di Trump ha poi preso di mira le stesse Nazioni Unite: “Qual è l’obiettivo dell’Onu?”, si è chiesto il presidente americano. “Ha un potenziale immenso, ma non si avvicina neppure a ottenere dei risultati. È un vero peccato che abbia dovuto fare io delle cose al posto delle Nazioni Unite. Ho concluso sette guerre, trattato con i dirigenti di ciascun paese e non è mai ricevuto neppure una chiamata dall’Onu in cui mi si proponesse un aiuto”.

Critiche all’Europa per le politiche migratorie, no al riconoscimento dello stato della Palestina

Quindi il presidente degli Stati Uniti ha cavalcato un altro tema particolarmente “suo”: le politiche migratorie. E lo ha fatto attaccando a testa bassa l’Unione europea: “È ora di porre fine all’esperienza folle delle frontiere aperte. I vostri paesi finiranno in un inferno”, ha dichiarato.

Affermazioni perfettamente in linea con quelle rese pochi giorni fa al premier britannico Keir Starmer, al quale ha suggerito di impiegare l’esercito per controllare i flussi. D’altra parte, lo stesso Trump si è pavoneggiato delle proprie strategie estreme, imperniate sulle espulsioni di massa.

L'area di Al Mawasi, nella Striscia di Gaza, bombardata da Israele
L’area di Al Mawasi, nella Striscia di Gaza, bombardata da Israele © BASHAR TALEB/AFP via Getty Images

In materia di politica estera, il presidente americano ha chiesto ai paesi europei di “smettere immediatamente di acquistare petrolio russo”. E a seguito di un incontro con il suo omologo ucraino Zelensky ha affermato che il governo di Kiev dovrebbe poter tornare ai confini pre-bellici. Ovvero riconquistare le terre ad oggi nelle mani della Russia.

Infine, sulla questione mediorientale ha attaccato la scelta di numerosi governi di riconoscere lo stato della Palestina, allineandosi di fatto sulle posizioni di Israele, secondo cui si tratta di un “premio” per Hamas.

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