
Il 21 marzo è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Quest’anno cerchiamo di capire come le mafie stanno facendo affari con la pandemia.
Per questo 21 marzo Libera utilizza i social e la rete per ricordare le vittime innocenti delle mafie e per costruire la comunità. L’intervista a don Luigi Ciotti.
Ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera, l’associazione Libera celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. “L’iniziativa è nata dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome”, spiega con la voce ferma e la determinazione che da sempre lo contraddistinguono, don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie.
“Dal 1996, ogni anno in città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano”. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, ha il valore di fare vivere ancora queste persone, e “questo gesto ha il significato di non far morire mai la loro idea di una società libera, libera di scegliere”.
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Oggi Libera, e la rete di associazioni che la costituiscono, compie 25 anni. Se la cerimonia di piazza di questo anniversario è stata spostata al 23-24 ottobre, sempre nella città di Palermo, a causa della pandemia da coronavirus, non si ferma il ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie. Libera lancia un 21 marzo social: “Attraverso il web e i social, vogliamo ricordare tutte le vittime innocenti, le loro storie, i loro nomi e far sentire la nostra vicinanza a tutti i familiari”. E chiede di realizzare un fiore, di scegliere dall’elenco il nome di una delle vittime delle mafie, e farsi una foto e postarlo sui social.
Sono 1.023 i nomi delle vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali “morti per mano delle mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere”. Il 21 marzo è una data “segnata nelle coscienze prima che nei calendari. Anche quest’anno, nonostante tutto e per tutti noi, sarà un’occasione di riflessione, di responsabilità e di impegno”, prosegue il presidente don Ciotti.
Il concetto di memoria è fluido. La memoria delle vittime di mafia da memoria dei famigliari è diventata nel 1996, memoria della società civile scesa in piazza. Il primo marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. La memoria è diventata di Stato.
“Ora – commenta don Ciotti – dobbiamo lavorare perché dalla lotta contro questo terribile virus, causa di dolore e morte, scaturisca un più forte senso di comunità e un maggior impegno a combattere altri virus che don Peppe Diana (assassinato dalla Camorra il 19 marzo 1994, ndr) ha denunciato e combattuto spesso in solitudine sul suo territorio a Casal di Principe, fino a perdere la vita”.
Si tratta dei virus delle mafie e della corruzione, del potere e delle ingiustizie. “Parassiti – continua don Luigi Ciotti – che si sono insediati nel tessuto sociale e che da anni, decenni o addirittura secoli lo corrodono dal di dentro, togliendoci libertà e dignità”. Oggi la memoria delle vittime di mafia si fa domestica, entra ed è viva nelle case di tutti.
Don Luigi Ciotti per anniversario Don Peppe Diana “Per ricordare don Peppe è importante meditare sulle sue parole, fare del suo messaggio il nostro impegno, la nostra autentica, credibile testimonianza di vita”
leggi ?https://t.co/AFzdFLp6Zk@comitatodondian— libera contro mafie (@libera_annclm) March 19, 2020
“Parole di vita ci esortava a pronunciare Don Peppe Diana, ribelle ai discorsi di circostanza così come ai silenzi timorosi, opportunisti o complici”, evidenzia Ciotti. Per ricordare don Peppe Diana è allora importante meditare sulle sue parole, ma “occorre poi trasformare la meditazione in azione, fare del suo messaggio il nostro impegno, la nostra autentica, credibile testimonianza di vita”.
Certo oggi manca il contatto, la testimonianza della presenza fisica, il silenzio che accomuna decine di migliaia di persone quando si legge l’elenco di nomi ai quali si dedicano pochi secondi, ma che raccolgono al loro interno anni di storie personali di uomini, donne, bambini che hanno visto interrompere la loro esistenza da una mano criminale mafiosa.
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“Il 21 marzo di quest’anno ci insegna che superato questo periodo dovremo ripartire dai luoghi, dai beni confiscati alla mafie e riutilizzati con scopi sociali, punti d’incontro dell’idea di giustizia sociale”, afferma don Luigi Ciotti.
In questo 21 marzo, in questi giorni di isolamento, qualcosa sta accadendo anche sui social: cantiamo insieme e condividiamo le canzoni che ci fanno sentire vicini, coloriamo i nostri balconi con i colori dell’arcobaleno, sentiamo il bisogno di unirci in un abbraccio che oggi non possiamo darci fisicamente.
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