
Da Prato della Valle l’accorato appello del fondatore di Libera che esorta le nuove generazioni a non abbassare la testa di fronte alla criminalità organizzata. “I veri nemici sono le mafie, non i migranti”.
Daniela Marcone, vicepresidente di Libera, ci ha raccontato qual è lo scopo della Giornata della memoria e dell’impegno. E quali sono i ricordi che le danno la forza di lottare ogni giorno.
Il 21 marzo “è importante la partecipazione, è importante esserci e unirsi a un popolo che non è silenzioso, che avverte che la presenza mafiosa va contrastata con il sentimento comune, col sentirsi cittadini e col desiderio di stare con gli altri perché si è certi che sia importante”. Ne è sicura Daniela Marcone, vicepresidente di Libera.
Il 21 marzo è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. “Ci siamo preparati a questo evento per mesi”, confessa Marcone. Nel 2019 è Padova il centro dell’iniziativa nazionale che per la prima volta non coinvolge una sola regione, ma tre – Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Anche nelle piazze di tanti altri comuni d’Italia verranno letti i nomi di tutti coloro che hanno perso la vita per mano delle mafie, quasi mille persone “di cui conosciamo le storie, ma al termine della lettura di quell’infinito elenco ricorderemo anche quelle di cui ancora non sappiamo il nome”.
Il 21 marzo non è l’anniversario della morte di una vittima, ma un giorno che le ricorda tutte. E che coincide con l’arrivo della primavera. Senz’altro, il percorso che dal dolore conduce alla rinascita è tortuoso e, come rami d’edera che si arrampicano l’uno sull’altro, va ad intrecciarsi con quello che dalla memoria porta all’impegno.
“Il 75 per cento dei familiari di vittime innocenti non conosce la verità sulla morte dei propri cari. Convivere con l’assenza di verità è difficilissimo, qualcosa di estremamente doloroso: purtroppo ho vissuto quest’esperienza sulla mia pelle; la vivo tutti i giorni”. La voce di Daniela Marcone si incrina appena, soltanto per un istante. “I tanti anni di impegno con Libera mi hanno aiutato a trovare un’altra verità: il valore delle persone che stanno al mio fianco, e la consapevolezza di chi era mio padre. È aggrappandomi a questo che ho potuto sopravvivere. E quando parlo con i giovani mi rendo conto che la mia non può essere soltanto una testimonianza dolorosa, altrimenti non lascio loro niente, se non un’emozione momentanea”.
Fondata da don Luigi Ciotti, Libera nasce nel 1995 ed è una rete che si compone di diversi attori, tra cui cooperative, diocesi e scuole, che si impegnano a lottare contro le mafie in modo propositivo. Per farlo, il coinvolgimento delle nuove generazioni è indispensabile. Ogni anno sono oltre 4mila i giovani che partecipano ai campi estivi di formazione presso i terreni confiscati alla criminalità organizzata, luoghi che grazie all’associazione acquistano nuova vita e diventano teatro di progetti imprenditoriali o di coesione sociale.
“I ragazzi rispondono bene agli stimoli, ma ovviamente vanno incoraggiati, non possono essere lasciati soli. Spetta a noi adulti accompagnarli e proporre loro un modello alternativo che non sia quello dell’eroe perché, se è vero che le vittime più famose vengono considerate eroi, in realtà sono esseri umani che a partire da una vita come quella che ciascuno di noi vive ogni giorno, hanno fatto una scelta”.
Libera si costituisce parte civile nei processi e fornisce assistenza legale ai testimoni, ai familiari delle vittime, a chi trova il coraggio di denunciare gli episodi di estorsione e di violenza. Sta lavorando molto su quella che viene chiamata “la terza via”: non riguarda i collaboratori di giustizia, ma semplicemente le persone, soprattutto donne e minori, che decidono di uscire da un contesto mafioso.
“Cresce sempre di più il numero delle donne, soprattutto madri, che chiedono una mano per fuggire dalle mafie, dal loro mondo di menzogna e di morte. Credo che si debba aiutarle, come nel nostro piccolo stiamo cercando di fare, offrendo appigli alla loro vita braccata e clandestina”, sono le parole di don Luigi Ciotti.
Oltre 200 bambini di corsa verso il #21marzo a #Foggia con Libera la natura. Correte ragazzi e sentitevi liberi, sentitevi vivi. @lucillaA @Gazzetta_it pic.twitter.com/MrSccXBaJ9
— libera contro mafie (@libera_annclm) 19 marzo 2018
“Come nel nostro piccolo stiamo cercando di fare”: lo stesso don Ciotti, nonostante la grandezza e la forza della sua associazione, sa che c’è ancora molto lavoro da compiere e che le vittorie si ottengono col tempo e con l’impegno di tutti. “Un impegno quotidiano”, aggiunge Daniela Marcone, “perché se quotidianamente agiamo in modo responsabile, ricco di senso civico, inconsapevolmente contrastiamo le mafie. Le mafie crescono laddove c’è incuria, c’è indifferenza, c’è silenzio, c’è il voltarsi dall’altra parte rispetto a quello che accade intorno a sé, c’è l’ignoranza. I foggiani, per esempio, non capivano ciò che stava succedendo o forse non volevano capirlo; ci faceva sentire più sicuri pensare che la mafia appartenesse a terre lontane. Ora la consapevolezza è cresciuta”.
Infatti, il 21 marzo anche a Foggia migliaia di persone hanno deciso di marciare per dimostrare che sanno, che ricordano, che “la memoria collettiva è quanto di più ricco possa avere una comunità”. E questa ricchezza si traduce in una grande forza, nella voglia di condividere con gli altri e nella certezza di poter contare su di loro. Partecipa anche Daniela Marcone, che non è sola: nel suo cuore ardono il ricordo di suo padre e quello di Angelica, una bambina di cui nessun altro conosce la storia. “Vivo per lei, che mi dà la forza di andare sempre avanti. Lo faccio non solo per chi non c’è più, ma con lo sguardo rivolto a chi vive”.
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