
Il ritratto di Alexander Van der Bellen, 72 anni, due figli, due matrimoni e una vita passata ad insegnare. Per undici anni è stato alla testa dei Verdi.
Il Times ha realizzato la “Green rich list”, composta dalle 100 persone con un patrimonio superiore ai 200 milioni di euro che stanno investendo più soldi nello sviluppo sostenibile.
Il primo della lista è Warren Buffett,
che ha investito una parte del suo impero da 30 miliardi di euro
nell’eolico e nell’auto elettrica (230 milioni di dollari nel
produttore di batterie di Hong Kong BYD), seguito da Bill
Gates (29 miliardi di euro di patrimonio), che punta sui
carburanti alternativi, come quello estratto dalle alghe. Al terzo
posto della lista del Times il fondatore di Ikea, lo svedese
Ingvar Kamprad, uomo da 25 miliardi di euro.
C’è Michael Bloomberg al quinto, grande
uomo d’affari e ora autore di una vera “green agenda” per New York,
città di cui è sindaco. Al decimo posto a parimerito
i fondatori di Google, Larry Page e Sergey
Brin, che finanziano molti progetti e diverse imprese
ecologiste, tra cui la Tesla Motors (produttrice della prima
bellissima roadster elettrica). C’è anche, al 17esimo posto,
il proprietario della Lego, Kjeld Kirk
Kristiansen, e al 35esimo Ted Turner,
fondatore della CNN, finanziatore di molti progetti per la
conservazione della natura e grande sponsor delle tecnologie
verdi.
A uno sguardo attento però non sfugge che nella lista
compaiono anche nomi precedentemente coinvolti in àmbiti
“sporchi”. La famiglia Schmidheiny, a cui
appartiene Stephan, posizione 23, uomo da 2 miliardi di euro, era
proprietaria dell’Eternit. Nicky Oppenheimer,
posizione 32, ha fatto fortuna con i diamanti De Beers e con
l’industria mineraria in Africa. C’è anche il petroliere
texano T. Boone Pickens, che sta finanziando il
Wind Texas Panhandle, parte di un progetto per ridurre la
dipendenza energetica degli Usa dall’estero.
In classifica americani, cinesi, svedesi, britannici, tedeschi,
francesi, spagnoli, svizzeri, indiani, danesi, sudafricani,
israeliani… ma nessun italiano.
“Gli americani sono 35 – conta Luca Salvioli su Il Sole 24 Ore –
molti dei quali provenienti dalla Silicon Valley, che negli ultimi
mesi si sta sempre più convertendo dai chip dell’informatica
e il social networking alle tecnologie verdi”.
Si distingue anche la Cina, con 17 magnati impegnati nella
produzione di massa da energie rinnovabili; puntano soprattutto
sullo sviluppo del solare e dell’auto elettrica, tecnologie dove al
momento c’è una forte pressione sull’innovazione tecnologica
e il taglio dei costi. Secondo il Times nei prossimi anni chi
riuscirà a vincere questa battaglia farà un notevole
balzo in avanti nella classifica.
“Non tutti i pionieri del verde sono nati ricchi – puntualizza
in conclusione Salvioli – c’è anche chi lo è
diventato proprio grazie al clean tech. Aloys Wobben, ingegnere
tedesco, ha realizzato la sua prima turbina eolica nel giardinetto
di casa a Enercon, nel 1984. Di strada ne ha fatta parecchia. Oggi
la sua azienda conta 6mila dipendenti ed esporta sofisticate
turbine in tutto il mondo”.
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