Letteratura di viaggio: 3 libri che ci portano altrove

La letteratura di viaggio ci aiuta a preparare il prossimo itinerario, a immergerci nel luogo in cui vorremmo essere e a rivivere le emozioni.

Leggere così come viaggiare è un piacere enorme, leggere di viaggi forse lo è di più. Viaggiare, essere trasportati altrove grazie alle parole di un autore e alle sue esperienze può spingerci a intraprendere nuovi itinerari, a riviverne di passati o semplicemente può farci sognare.

La letteratura di viaggio ha tra i suoi autori grandissimi nomi, altri meno conosciuti ma non per questo meno capaci di regalare forti emozioni. C’è chi scrive di grandi città, di avventure estreme in alta montagna, del rapporto con i diversi popoli incontrati o della simbiosi con la natura.

Oggi cominciamo proponendovi tre titoli che hanno come comun denominatore, a nostro parere, il distacco dal mondo di tutti giorni, quello in cui tutti per dovere siamo obbligati a vivere quotidianamente e l’abbraccio invece a una dimensione altra, fatta di ascolto, silenzio e sguardo alla natura e a noi stessi.

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Letteratura di viaggio: ecco i libri più belli

Solo tre titoli, legati tutti dall’idea di viaggio attraverso la natura che porta a sé stessi. Ora aspettiamo i titoli che vi hanno fatto partire, pensare e cambiare. Buona lettura!

Walden ovvero vita nei boschi

Il primo titolo è Walden ovvero vita nei boschi di Henry David Thoreau, se siete amanti di un certo tipo di viaggio, che ha in sé qualcosa di profondo e quasi filosofico, è il testo giusto, anche se scritto molti anni fa.

Henry Thoreau nel 1850, (foto di Hulton Archive/Getty Images)
Henry Thoreau nel 1850, (foto di Hulton Archive/Getty Images)

L’autore, Henry David Thoreau, viaggiò due anni, due mesi e due giorni dal 1845 al 1847 alla ricerca di un rapporto intimo con la natura che lo portasse a ritrovare se stesso in una società che invece non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l’utile. Immaginava l’uomo come artefice del proprio destino e come essere dipendente da sensazioni ed emozioni.

Thoreau si sottopose a una prova di sopravvivenza e provò che l’uomo riesce a vivere anche in condizioni di povertà materiale, e anzi, da queste può trarre una maggior felicità imparando ad apprezzare maggiormente le piccole cose.

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Sulle sponde del lago Walden (Walden Pond), vicino alla cittadina di Concord (Massachusetts), Thoreau costruì da solo una capanna. Il libro fu scritto quasi interamente durante il soggiorno in quella capanna solitaria. ©Wikimedia

Il testo fu riscritto ben sette volte prima della pubblicazione avvenuta nel 1854, ma in seguito Walden fu per Thoreau il libro di maggior successo ed è ritenuto uno dei primi romanzi ecologici e ha influenzato il pensiero ecologico contemporaneo.

“… andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici…”

Il mondo a piedi, l’elogio della marcia

Opera di un sociologo e antropologo francese, David Le Breton, Il mondo a piedi, l’elogio della marcia, uscito in una nuova edizione lo scorso anno, descrive il camminare come un atto rivoluzionario, dove non è tanto la meta a essere importante  quanto il percorso.

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Nel libro “Il mondo a piedi, l’elogio della marcia” il cammino visto come introspezione di sé, seguendo solo i propri ritmi e nessuna costrizione.

Decidere di fermarsi per riposare, per ripararsi dalla pioggia, per dissetarsi avendo come unica priorità sé stessi ma anche essere pronti e aperti per farsi sorprendere, dagli incontri, dalla natura, dalla strada.

“…la marcia è una bella immagine dell’esistenza, qualcosa d’incompiuto che sfida continuamente lo squilibrio… la marcia è un’apertura al mondo che invita a essere umili e a cogliere avidamente il momento…”

Non il solito libro di viaggio quindi, ma qualcosa di diverso perché la parola viaggio non prevede sempre e solo aerei o treni ma può far leva solo sulle proprie forze.

Nelle terre estreme

L’ultimo libro di cui vi parliamo è Nelle terre estreme di Jon Krakauer, sicuramente un nome conosciuto tra chi ama la montagna estrema e le avventure che si possono vivere ad alta quota. Qui Krakauer è solo il cronista della storia di Chris McCandless che nell’aprile del 1992 si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell’Alaska. Una storia memorabile e dura, che termina con la sconfitta dell’uomo, vittima della natura che voleva capire a fondo e amava profondamente ma che l’ha sopraffatto.

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L’ultima avventura di Chris McCandless fu vivere negli spazi selvaggi dell’Alaska.

Un viaggio nato da ideali forti che hanno spinto Chris a partire e Jon a raccontare. Una storia commovente, straziante e vera che è anche diventato un film memorabile con la regia di Sean Penn. Vi consigliamo entrambi.

C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace nello spirito,ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo… La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.

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