Il Rapporto Giovani 2024 dell’Istituto Toniolo fa il punto sulla condizione giovanile italiana, tra l’incertezza economia attuale e la paura per un futuro ambientale sempre più in crisi. Scenari che pesano sulla scelte di avere, o meno, dei figli.
I giovani considerano la salvaguardia dell’ambiente una priorità. Ma il 45 per cento dichiara di trovarsi in difficoltà a cambiare pratiche quotidiane e consumi per ridurre l’impatto sull’ambiente.
L’ecoansia influisce anche sulla scelta di avere figli: ad affermarlo è il 60 per cento degli intervistati che ancora non hanno preso decisioni in merito alla genitorialità.
Proprio sul tema dell’ansia climatica, è partito nelle scuole e nelle università italiane il primo studio condotto nel nostro paese per indagare la diffusione della solastalgia.
In principio fu la pandemia di Covid-19. Gli anni della quarantena e del distanziamento sociale ci sembrano già ricordi lontani, sebbene gli strascichi emotivi e le ripercussioni sulla salute siano ancora un problema attuale. Poi ci fu l’invasione dell’Ucraina, una guerra non ancora conclusa eppure diventata qualcosa a cui ci siamo abituati. L’ultimo tassello, fondamentale per comprendere il tempo in cui viviamo si chiama “crisi climatica“. Un conto alla rovescia per una Terra sempre più a corto di risorse naturali e soggetta ad eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, colpa inequivocabile delle nostre attività.
Situazioni e scenari che influenzano una fascia in particolare della popolazione: quella dei giovani. E che pesano sulla scelta di formare una famiglia e diventare genitori attraverso meccanismi che agiscono sul senso di insicurezza.
Come le nuove generazioni si interfacciano con i cambiamenti del proprio tempo, come la transizione ecologica e l’intelligenza artificiale, è il tema al centro della nuova edizione del Rapporto giovani 2024 dell’Istituto Toniolo dal titolo La condizione giovanile in Italia.
“Gli effetti destabilizzanti di eventi come la pandemia, la guerra e i cambiamenti climatici – si legge nel documento – accrescono il senso di incertezza generale e impattano più negativamente sulle intenzioni di fecondità dei giovani”. Qualcosa di cui tener conto, insomma, per affrontare il problema della denatalità italiana. Centrale è anche la questione del posto fisico, dove crescono i giovani. Lo studio infatti evidenzia quanto i giovani italiani, rispetto ai coetanei europei, passino più tempo nella casa d’infanzia. Di conseguenza troviamo meno giovani nei percorsi di formazione avanzata fuori sede, nei luoghi di lavoro. E influisce sul ruolo che avranno da genitori. Se sommato alla natalità, che rimane bassa, e al numero di giovani che lasciano l’Italia per trovare fortuna all’estero, il risultato è che in Italia ci sono sempre meno giovani, come rilevato anche dagli ultimi dati Istat che confermano l’inizio di un inverno demografico: i giovani tra i 18 e i 34 anni sono 3 milioni in meno di 20 anni fa, 5 milioni in meno del 1994.
Per non perdere l’azione innovativa, produttiva e generativa delle nuove generazioni appare dunque indispensabile far conoscere loro la realtà che ci circonda, mettendoli nelle condizioni di percepire e capirne le trasformazioni e i rischi.
Azioni e intenzioni di una generazione consapevole
Che i giovani europei siano una generazione consapevole su temi legati alla sostenibilità è un dato di fatto: le proteste condotte dai movimenti per la giustizia climatica, come Friday for future ed Extinction rebellion sono solo alcuni degli esempi delle tante mobilitazioni giovanili nell’affrontare le sfide legate alla sostenibilità.
Su questo i giovani italiani non sono allineati. Anche se è forte lo scollamento dei nostri giovani tra l’intenzione e l’azione, tra atteggiamento e comportamento: sebbene la salvaguardia ambientale sia una priorità, il 45 per cento degli intervistati ha dichiarato di trovarsi in difficoltà nel cambiare pratiche quotidiane e consumi per ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
Il Rapporto Giovani 2024 cerca di spiegarne i motivi:
per una mancanza di informazioni e di conoscenze sui comportamenti sostenibili;
per una mancanza di risorse economiche o di tempo;
per la presenza di ostacoli sociali o culturali che rendono difficile l’agire in modo sostenibile.
I numeri dello studio esprimono una richiesta di aiuto: adolescenti e giovani adulti sanno di avere una grande responsabilità ambientale e fanno del proprio meglio per adottare comportamenti sostenibili, ma non basta.
Comportamenti più coerenti con la sostenibilità hanno bisogno di specifiche competenze di cittadinanza attiva che possono essere sviluppate tramite esperienze di volontariato e impegno civile, genitori, contesto scolastico e studio, veicolato da scienziati ed esperti, per gli adolescenti, e in aggiunta un utilizzo dei social network per i giovani adulti, possono essere consigliati per comprendere i cambiamenti che si accompagnano a un futuro più sostenibile.
Rapporto Giovani 2024, Istituto Toniolo
L’ecoansia del diventare genitori
Per un giovane adulto attento all’ambiente, è difficile pensare di poter mettere al mondo un figlio destinato a un futuro potenzialmente catastrofico. Ad affermarlo è il 60 per cento degli intervistati dal rapporto. I problemi globali catalizzano infatti l’attenzione e l’ansia delle nuove generazioni, che si trovano a fronteggiarne e temerne le ripercussioni a lungo termine. Un’ansia che ha una sua specificità e che, non a caso, colpisce la stragrande maggioranza dei giovani: l’ansia climatica.
Per il 40 per cento dei giovani adulti, inoltre, le scelte di fecondità sono influenzate anche da un altro tipo di preoccupazione legata al cambiamento climatico, “quella inerente all’impatto ambientale di un figlio su un pianeta già ampiamente compromesso in termini ambientali”, scrivono le autrici del report. Guardando alle differenze tra i paesi europei, poi, l’Italia presenta le percentuali più elevate di giovani che dichiarano di non volere figli per motivi legati all’incertezza sul futuro.
“I Paesi che già tradizionalmente offrono scarse risorse a supporto della fecondità, Italia e Spagna in primo luogo, sono anche quelli in cui i giovani maggiormente avvertono il rischio connesso a una scelta, come quella di avere un figlio, che, già di per sé, rappresenta una sfida e un cambiamento radicale nelle vite individuali”, concludono le autrici. Che suggeriscono anche come un supporto più solido alle scelte di vita e un incoraggiamento al ruolo attivo nella società possano incidere positivamente sulla situazione.
Al via il primo studio per riconoscere la solastalgia
L’ansia da cambiamenti climatici, o ecoansia, ha un suo nome: la solastalgia. Un vero e proprio disturbo relativo alle conseguenze traumatiche e psicopatologiche che gli eventi legati alla crisi climatica possono avere sulla popolazione giovanile.
Da poco, proprio sull’ecoansia è partito il primo grande studio italiano sui giovani, un’indagine promossa da Greenpeace Italia, ReCommon, Unione degli universitari (Udu) e Rete degli studenti (Rds), con il supporto scientifico dell’Istituto europeo di psicotraumatologia e stress management (Iep).
Si tratta di un questionario che verrà distribuito nelle scuole e nelle università italiane per comprendere l’impatto del climate change sulla salute mentale degli under 35 del nostro Paese, con focus su ansia, depressione, pessimismo, perdita di speranza riguardo al futuro.
“Questo studio ci permetterà di acquisire dati basati sulle evidenze scientifiche al fine di sensibilizzare le istituzioni politiche affinché adottino misure pratiche a sostegno delle presenti e future generazioni”, dichiara Rita Erica Fioravanzo, presidente dell’Istituto europeo di psicotraumatologia e stress management. “Uno studio di questa importanza svolto in Italia potrà inoltre costituire un modello da replicare nei Paesi del Mediterraneo massimamente afflitti dalle disastrose conseguenze del cambiamento climatico”.
Per i risultati del report bisognerà aspettare settembre, consci di avere dati e strumenti in più per affrontare il grande tema del cambiamento climatico dal punto di vista della salute dei giovani e delle ripercussioni, anche, sulla loro vita riproduttiva.
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