Perché le elezioni in Abruzzo sono politicamente importanti

Il 10 marzo si tengono le elezioni regionali in Abruzzo, una sfida dal forte significato politico. E la Riserva del Borsacchio potrebbe incidere.

  • Domenica 10 marzo si vota in Abruzzo: la scelta è tra il presidente uscente Marco Marsilio e il candidato del centrosinistra Luciano D’Amico.
  • Si tratta del penultimo test elettorale prima delle elezioni europee, dopo la Sardegna una nuova sconfitta potrebbe agitare la maggioranza.
  • Infrastrutture, dissesto, sviluppo economico i nodi chiave, e la questione della Riserva del Borsacchio potrebbe spostare voti.

Dopo la Sardegna, domenica 10 marzo è il turno delle elezioni regionali in Abruzzo, in cui il presidente uscente di centrodestra, Marco Marsilio, dovrà vedersela con il candidato del centrosinistra, Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, e anche con una tradizione che vuole che il governatore uscente, in Abruzzo, non abbia mai ottenuto la riconferma.

Marco Marsilio e Luciano D’Amico, gli sfidanti alle elezioni regionali in Abruzzo © Fb

Dopo la Sardegna, l’importanza delle elezioni regionali in Abruzzo

Le elezioni regionali in Abruzzo rivestono un significato politico che va oltre la semplice scelta del nuovo presidente della regione. Questo voto infatti giunge due settimane dopo le elezioni regionali in Sardegna, dove la candidata di centrosinistra, Alessandra Todde, ha superato il superfavorito del centrodestra: la vittoria è stata interpretata come un primo segnale di difficoltà per la coalizione di governo e la sua leader, Giorgia Meloni, e un bis in Abruzzo potrebbe minare ancora di più le certezze della maggioranza, mandando un segnale importante soprattutto in vista delle elezioni europee dell’8-9 giugno, quando a votare saranno tutti i cittadini italiani: le elezioni regionali Abruzzo sono il penultimo appuntamento elettorale prima di quella data, visto che a seguire rimane solamente la Basilicata, al voto il 21-22 aprile.

A differenza che in Sardegna, in Abruzzo non è prevista la possibilità di votare per un candidato presidente e per una lista non collegata, il cosiddetto voto disgiunto. Un elemento a prima vista solo tecnico, ma importante, dal momento che in Sardegna proprio il voto disgiunto ha fatto la differenza: moltissimi elettori hanno votato i partiti di destra ma, non convinti del candidato Paolo Truzzu, hanno poi scelto Todde come presidente. In questo caso, insomma, la leadership personale del candidato sarà meno importante delle convinzioni politiche dell’elettorato.

I problemi irrisolti e quelli risolti dell’Abruzzo

L’Abruzzo, regione nota anche per il suo bel litorale e i suoi tre parchi nazionali oltre a quelli numerosi regionali, soffre in realtà di problemi infrastrutturali, di gestione del territorio (dissesto idrogeologico, dispersione idrica, le ferite ancora aperte dei terremoti che hanno colpito la Regione dal 2009 in poi) e di rischio spopolamento soprattutto nelle aree interne, oltre a un gap economico e lavorativo che pone la Regione a livelli di crescita simili a quelli del Mezzogiorno, se non inferiori: con 27mila euro di prodotto interno lordo pro-capite, l’Abruzzo è infatti sotto la media del Sud Italia. Su questi temi, oltre che sulla sanità, si è giocata la campagna elettorale e si gioca la scelta del nuovo presidente.

Marco Marsilio punta sui vantaggi che darebbe una doppia continuità: quella della sua amministrazione, da una parte, e quella politica con il governo centrale (è nota, peraltro, l’amicizia personale tra il presidente uscente e la premier Giorgia Meloni). Un bel punto a favore Marsilio lo ha segnato nei giorni scorsi proprio grazie al governo, che tramite il Cipess, il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, ha approvato l’assegnazione di 720 milioni di euro di risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione per la realizzazione dell’intervento ferroviario per il collegamento Roma-Pescara, che era diventato un po’ il simbolo dell’abbandono infrastrutturale della Regione con sei ore per percorrere 150 chilometri.

La questione della Riserva del Borsacchio

Con il suo territorio montano e boschivo e le sue ricchezze naturali, l’Abruzzo sarebbe il territorio ideale per lo sviluppo di politiche green. Sul fronte parchi, durante la giunta Marsilio è arrivato il riconoscimento del Parco nazionale della Majella come Geoparco mondiale dell’Unesco, che il governatore uscente ha definito “la testimonianza della validità del lavoro che il Parco sta svolgendo e continuerà a svolgere”. Marsilio è al lavoro per creare una sinergia d’azione tra i tre Parchi nazionali sul territorio (Majella appunto, Gran Sasso e Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), ma ha anche sposato la linea del governo sulla liberalizzazione della caccia “per contrastare la proliferazione indiscriminata e dannosa della fauna selvatica”.

C’è poi l’annosa questione della Riserva del Borsacchio: per cinque anni l’idea della giunta Marsilio di tagliare drasticamente il perimetro della riserva è stata dibattuta e contrastata dalle associazioni e proprio a fine mandato, con la legge di bilancio regionale approvata il 29 dicembre, il polmone verde del teramano è stato ridotto all’osso: da 1.000 ad appena 24 ettari. Fortunatamente, tutto sembra ancora in bilico, perché il Wwf ha presentato una richiesta di impugnativa costituzionale del provvedimento, sul quale proprio in queste ore ha chiesto chiarimenti al governo perfino il ministero della Cultura: insomma, un cambio di colore dopo le elezioni regionali in Abruzzo del 10 marzo, o una sentenza della Corte costituzionale chiamata in causa dal Wwf, potrebbero ancora salvare la Riserva del Borsacchio.

Anche perché il programma dello sfidante, Luciano D’Amico, sulla carta sembrerebbe andare nella direzione opposta: secondo il candidato del centrosinistra i programmi regionali “devono essere realizzati tutelando l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, nell’interesse, soprattutto, delle generazioni future. Da questo punto di vista, il giudizio sull’operato del governo regionale non può che essere negativo. Lo dimostra la recente e triste vicenda relativa al taglio della Riserva naturale del Borsacchio, una modifica palesemente illegittima. Occorre, dunque, ripristinare la Riserva nei suoi confini originari e approvare il Piano di assetto naturalistico”.

Sullo sfondo l’autonomia differenziata

Sullo sfondo delle elezioni regionali in Abruzzo, si staglia lo scenario dell’autonomia differenziata, la riforma allo studio del governo nazionale che prevede che le regioni potranno scegliere di gestire in modo più indipendente alcuni aspetti del loro territorio e delle loro competenze contando esclusivamente sui propri fondi. Marsilio non ha avviato alcuna negoziazione al momento, ma ha elogiato la riforma. D’Amico e i partiti che lo appoggiano sono invece contrari. Recentemente Giovanni Damiani, presidente del Gruppo unitario foreste italiane, ha spiegato tutti i rischi dell’autonomia per l’Abruzzo, che essendo una regione dallo scarso gettito fiscale (“1,3 milioni di abitanti mediamente non facoltosi, e molte aziende con sede legale altrove”) finirebbe per avere poche risorse.

Montagne in Abruzzo © iStock

Con le seguenti conseguenze, secondo Damiani: “aumento dello spopolamento delle aree interne, peggioramento drastico dei servizi sanitari, già oggi inqualificabili, tagli delle spese dei trasporti pubblici, stop a edilizia pubblica e manutenzioni delle scuole e delle strade”. E soprattutto distruzione dell’ambiente: “Come potranno fare i sindaci a trovare soldi per riscaldare le scuole, per mantenere lo scuolabus, per aggiustare una strada, per l’illuminazione stradale? Saranno costretti a vendersi il patrimonio pubblico a partire dal taglio degli alberi, dei boschi e foreste, a svendere il suolo autorizzando di tutto e di più nell’edilizia”. Solo il futuro può dire se sarà veramente così, ma un pezzo di futuro passa per elezioni regionali in Abruzzo del 10 marzo.

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