Quale ruolo per l’energia marina nella transizione europea verso un futuro sostenibile

L’energia marina è una scommessa per un futuro sostenibile per l’Unione europea. Il 27 agosto ha lanciato una consultazione pubblica sul tema.

La creazione di un mercato unico e concorrenziale dell’energia è tra le priorità fissate dall’Unione europea per i prossimi trent’anni. La volontà di ridurre le esportazioni fa leva sulla diversificazione delle fonti di produzione energetica, che vanno dalle tradizionali a quelle più innovative. Il green deal europeo, di cui si è tanto sentito parlare nel periodo di maggior crisi della Covid-19, fissa una tabella di marcia per rendere questa transizione più celere ma sempre sostenibile, a livello economico, sociale e ambientale. Se da un lato l’Unione si impegnerà a mantenere i mercati dei carburanti fossili equi, dall’altro sosterrà la diffusione di tecnologie a basse emissioni di CO2. Tra queste, fotovoltaico ed eolico, idrogeno rinnovabile e tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

Ultima, ma non meno importante, l’energia marina.

Cos’è l’energia marina

I termini energia marina, energia oceanica o energia pelagica indicano l’energia presente in mari e oceani. Oggi la ricerca si concentra su tecnologie diverse. Ci sono quelle che sfruttano il movimento delle onde e delle maree e riescono a produrre energia meccanica per poi trasformarla in elettrica. Oppure i dispositivi che catturano l’energia chimica contenuta nelle acque con differenza di temperatura e di salinità, come le acque costiere o in mare aperto, superficiali o di profondità.

Un parco eolico offshore a Liverpool, Regno Unito, composto da 25 turbine, ma l’energia dal mare è anche altro © Christopher Furlong/Getty Images

Al pari di altre tecnologie emergenti, l’energia marina sta incontrando alcuni ostacoli alla sua diffusione. Tra questi, i problemi legati al collegamento all’infrastruttura energetica, la macchinosità della burocrazia e il complicato accesso alle risorse pubbliche e private. Eppure queste tecnologie potrebbero essere fondamentali nella prevenzione dell’erosione delle coste in paesi come l’Italia a forte sviluppo costiero. O ancora sarebbero molto utili sulle isole, realtà spesso slegate dall’infrastruttura nazionale e dipendenti da centrali termoelettriche a gasolio inquinanti e onerose.

Il lavoro dell’Unione europea sull’energia marina

Il percorso fissato dall’Unione europea richiede un forte impegno da parte di tutti i protagonisti dell’energia, che dovranno riuscire a garantire un approvvigionamento affidabile a prezzi abbordabili grazie a infrastrutture moderne e transnazionali. Nel 2014 la Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Ue che si occupa di definire la sua strategia, ha redatto un piano d’azione per l’energia marina. La strategia ha fissato come primo obiettivo quello di favorire la condivisione di conoscenze e competenze tra gli addetti ai lavori, i ricercatori e i cittadini meno informati. Lo scambio tra gli stati non escluderebbe quello con Australia e Asia, lì dove si concentra la ricerca sulla blue energy, come spesso viene chiamata. Sarebbe un primo importante passo per superare le barriere alla diffusione di queste tecnologie che sfruttano il moto ondoso, delle correnti e delle maree.

Lo scorso maggio, l’esecutivo europeo ha iniziato l’esame dei risultati di questa strategia. Fino a giugno ha elaborato una roadmap, una sequenza di azioni per raggiungere gli obiettivi previsti dal piano, e ha cercato di capire come far proseguire la ricerca e l’innovazione nel più ampio quadro europeo dedicato alle energie alternative.

Per raccogliere idee, opinioni e critiche, lo scorso 27 agosto ha lanciato una consultazione pubblica. Fino alla mezzanotte del prossimo 10 dicembre si potrà inviare un contributo rispondendo al questionario online. La richiesta si rivolge a tutti gli attori del settore pubblico e privato, alle organizzazioni internazionali, ai fondi pubblici di investimento, ai  rappresentanti dell’industria, ai ricercatori, alle organizzazioni non profit e ai cittadini.

“L’energia oceanica può fornire energia pulita, programmabile e affidabile e contribuire agli obiettivi dell’Ue di raggiungere una produzione da rinnovabili di almeno il 32 per cento dei consumi finali entro il 2030 e di de-carbonizzazione dell’economia entro il 2050”, si legge sulla pagina dedicata della Commissione europea. L’energia di mari e oceani ha un potenziale senza limiti e potrà svolgere un ruolo strategico nel processo di transizione verde dell’Unione europea. A patto che le decisioni politiche degli Stati Membri, volte alla ricerca di strumenti finanziari per lo sviluppo tecnologico, coabitino rispettosamente con la Terra e delle sue risorse.

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