Nell’estate 2021 la Columbia britannica è stata colpita da un’eccezionale cupola di calore.
Un incendio ha distrutto un’intera cittadina, Lytton.
Ora l’amministrazione cittadina di Vancouver vuole fare causa alle compagnie petrolifere, obbligandole a risarcire i danni dei cambiamenti climatici.
Di chi è la colpa, se un’intera regione è colpita per giorni e giorni da un’eccezionale cupola di calore? Di chi è la colpa se queste temperature estreme, ben superiori a qualsiasi record storico, provocano il decesso di centinaia di persone e devastanti incendi che finiscono per distruggere una cittadina? L’amministrazione di Vancouver sembra avere le idee chiare: la colpa è delle compagnie petrolifere. Le stesse che per decenni hanno riversato in atmosfera miliardi di tonnellate di gas serra, contribuendo in modo determinante al riscaldamento globale. Da qui la decisione di intraprendere un’azione legale contro di loro.
Cosa è successo a Lytton, simbolo della torrida estate 2021 in Canada
L’estate del 2021, in Canada, non ha avuto niente di ordinario. Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio sono state registrate temperature estreme in vaste aree della Columbia britannica, con un bilancio di 619 morti e decine di milioni di dollari di danni. Il record assoluto è stato toccato a Lytton, un paese di 250 anime non lontano da Vancouver. Lì nella giornata del 29 giugno la colonnina di mercurio ha segnato 49,6 gradi centigradi: non era mai successo nella storia del Canada.
Nell’arco di pochi giorni di Lytton non era rimasto più nulla. L’ha distrutta un incendio, favorito dal clima caldo e secco e propagato dalle forti raffiche di vento. Da allora sembra che il tempo si sia fermato, si legge nel New York Times, perché la cittadina non è stata ricostruita. Una recinzione impedisce l’accesso a una lunga distesa di detriti, alberi carbonizzati e muri crollati. Uno scenario tetro che resta come monito di cosa possono provocare i cambiamenti climatici.
L’amministrazione di Vancouver fa causa alle compagnie petrolifere
Vancouver vanta una forte storia ambientalista: lì più di mezzo secolo fa nacque Greenpeace, una delle più celebri e importanti ong internazionali. L’amministrazione della città ha deciso di tenere fede a questa sua anima, avviando l’iter preliminare per trascinare in tribunale le principali compagnie petrolifere. L’intento è quello di obbligarle a risarcire i danni su scala locale provocati dai cambiamenti climatici. Si tratterebbe della prima azione legale di questo tipo mai intrapresa in Canada.
Vancouver has become a center of climate change in Canada, hit hard last year by the heat dome, king tides, the polar vortex and other extreme weather events. Now it’s fighting back and getting ready to sue Big Oil. https://t.co/XY9n82CUhZ
Suona stizzita la replica dell’associazione di categoria dei produttori canadesi di petrolio. “Pagare una causa contro l’industria che nel corso dei decenni ha investito miliardi di dollari nella Columbia britannica, creando migliaia di posti di lavoro e portando miliardi di dollari di introiti allo stato per finanziare la sanità, le infrastrutture e i programmi sociali in tutta la provincia – si legge in un’email del portavoce – non è un uso efficiente del denaro dei contribuenti”.
I promotori dell’azione legale la pensano in modo un po’ diverso. A loro parere, le compagnie sapevano da tempo che i combustibili fossili avrebbero avuto un effetto disastroso sul clima. Nonostante ciò, hanno continuato a difendere i propri interessi. E ora devono pagare per gli eventi meteo estremi di cui sono corresponsabili.
Un’estate apocalittica: scopriamo qual è il collegamento tra riscaldamento globale e fenomeni estremi dell’estate 2018, dagli incendi nell’Artico alla siccità nel Regno Unito, dal tifone Mangkhut all’uragano Florence.