Fermato il cartello della pesca illegale che minacciava la sopravvivenza della vaquita

Le autorità messicane hanno fermato il “cartello del mare” che pescava illegalmente il totoaba, mettendo a serio rischio anche la popolazione di vaquita.

Se pensate ad un cartello criminale probabilmente i primi nomi che vi vengono in mente sono Pablo Escobar, il cartello di Cali e tutte le stagioni della serie tv Narcos. Droga e armi ci immaginiamo essere le protagoniste di queste storie, ma in Messico è stato fermato – o almeno è stato colpito duramente – il “cartello del mare”, che non traffica droga e armi ma il totoaba, un pesce che vive nel Golfo di California.

cartello del mare
La vescica del totoaba sul mercato nero ha prezzi da capogiro ©Semarnat

Il cartello del mare

Il totoaba (Totoaba macdonaldi) è un grosso pesce che vive nelle acque del Golfo di California in Messico, ed è anche uno dei pesci più costosi del mare per via della sua vescica natatoria – l’organo che permette di regolare il galleggiamento – che sul mercato nero, principalmente quello cinese, raggiunge prezzi da capogiro. Il prezzo delle vesciche essiccate di totoaba può infatti variare da 20 a 80mila dollari al chilo, non a caso è stato rinominato “la cocaina del mare”. Il prezzo esorbitante è dato dal fatto che la vescica natatoria che, secondo la medicina tradizionale cinese, avrebbe proprietà medicamentose fantastiche per curare qualsivoglia tipo di male. Non solo, ma anche la sua carne è considerata una prelibatezza.

I trafficanti sono ora in prigione

Durante una conferenza stampa della marina messicana è stato confermato che il governo messicano ha arresto sette membri dell’organizzazione criminale dediti alla pesca del totoaba. Era dal 2019 che le autorità davano la caccia a questi criminali e finalmente sono riusciti a catturarli. I trafficanti, sia messicani che cinesi, fornivano le costose reti necessarie per catturare il totoaba ai pescatori e organizzavano le spedizioni della merce, principalmente su voli commerciali. Insieme ai trafficanti sono state recuperate circa 750 reti da pesca illegali. Negli ultimi anni sono state perquisite e ispezionate più di 14 mila navi, 6 mila veicoli, 40 magazzini e altri edifici.

Non solo il totoaba ma anche la vaquita

Nelle rete dei criminali tuttavia non ci finiva solamente il totoaba ma anche la rarissima vaquita (Phocoena sinus). La vaquita è una focena ed è considerata l’animale più minacciato del mondo, infatti si contando circa 10 individui nel Golfo di California. Purtroppo, a causa della pesca al totoaba, la sua popolazione si è ridotta drasticamente del 99 per cento nel corso degli ultimi anni – nel 2015 si stimavano circa un centinaio di individui. Ora con questo duro colpa alla criminalità organizzata è stata istituita una “zona a tolleranza zero” nella quale sono stati collocati diversi radar per monitorare l’area e si sta cercando di istaurare una collaborazione con i pescatori locali per segnalare le imbarcazioni sospette.

Basterà questo colpo militare ad arrestare la pesca illegale? Non ne siamo sicuri, quello che è certo è che la lotta per la protezione della vaquita non deve essere visto solamente come un problema conservazionistico. “È una questione criminale con implicazioni ambientali” come l’aveva definita Andrea Crosta, direttore esecutivo di Earth League International (Eli), una Ong dedicata a combattere i crimini contro la natura. In situazioni come queste occorre che il contrattacco parta dalle forze militari poiché, purtroppo, i biologi, i ricercatori e le associazioni per la salvaguardia della specie non sono sufficienti a combattere questo genere di minaccia.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
Un olivastro di migliaia di anni in Sardegna è arrivato terzo agli European Tree of the year awards 2024

Sale sul podio l’olivastro millenario di Luras, in Sardegna, nell’ambito del prestigioso riconoscimento European tree of the year 2024: l’albero italiano ottiene il terzo posto, dietro a “The weeping beach of Bayeux” in Francia e al vincitore “The heart of the garden” in Polonia, quest’ultimo accreditato con quasi 40.000 voti. European Tree of the year