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La vaquita ha perso il 99% dei suoi esemplari dal 2011, ora ne sono solo rimasti da 6 a 19. Uno studio mostra il suo inarrestabile declino e l’ultima possibilità che abbiamo per salvarla dall’estinzione.
Gli unici esemplari viventi rimasti di vaquita, la specie più piccola tra i cetacei e la più a rischio estinzione tra i mammiferi marini, si potrebbero contare sulle dita di al massimo quattro mani. La loro popolazione, già ridotta ai minimi storici, è diminuita ancora: sarebbero rimaste solo 19 vaquita in tutto il mondo, al massimo.
There may be just 19 endangered vaquita porpoises left in the world https://t.co/Awp2uk6l0f pic.twitter.com/o2WXIcRV0J
— New Scientist (@newscientist) 1 August 2019
Uno studio pubblicato dalla rivista Royal society open science mostra infatti che il loro declino è inarrestabile. Solo dal 2011, anno in cui è iniziato il loro monitoraggio, la popolazione di vaquita si è ridotta del 99 per cento. “Data l’incertezza dei modelli, il numero di vaquita potrebbe anche essere solo 6”, ha affermato Len Thomas, professore statistico all’università St. Andrews e uno degli autori dello studio. Infatti, censire la vaquita non è così semplice. Visto che visivamente è piuttosto difficile trovarle, viene fatto tracciando il suono dei “click” della loro ecolocalizzazione (biosonar), rendendo possibile il monitoraggio. 19, quindi, sarebbe una cifra persino ottimistica.
La minaccia principale alla vaquita è la pesca. Popolando soltanto le acque messicane del golfo della California, la vaquita condivide l’habitat con i totoaba, pesci sempre più richiesti sul mercato nero asiatico per via della loro vescica natatoria – che può valere fino a 10mila dollari – usata nella cucina e medicina tradizionale. I totoaba vengono pescati con le reti da posta, un tipo di rete che viene posizionata verticalmente in mare e di solito molto lunga che crea una sorta di “muro” per far sì che i pesci, nuotandoci, vi rimangano impigliati. In questo modo la vaquita è vittima della cattura accessoria, la sua principale causa di morte.
Per questo motivo il governo del Messico nel 2015 ha introdotto un divieto per le reti da posta, ma a poco serve se la pesca illegale continua a dilagare. “Non c’è prova del fatto che il declino della vaquita sia rallentato dall’introduzione del divieto”, confermano le conclusioni dello studio. Solo nel 2018, infatti, sono state recuperate 400 reti illegali per la pesca dei totoaba da un’azione congiunta del governo messicano, Sea Shepherd, il museo de la ballena y ciencias del mar e Wwf Mexico. Nel 2016 sono state trovate, impigliate e annegate, 3 vaquita, altre 5 nel 2017, una nel 2018 e una nel 2019. Nel 2016 gli esemplari di questa specie erano in totale 30. Di questo passo gli scienziati stimano che senza interventi entro un anno questo piccolo mammifero marino potrebbe essere estinto.
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Al di là del divieto delle reti da pesca sono state intraprese diverse attività per salvare la vaquita e molte personalità si sono attivate in sua difesa. Ad esempio, nel 2017 Leonardo di Caprio aveva lanciato un piano di conservazione insieme all’allora presidente messicano Enrique Peña Nieto per, tra le altre cose, avviare progetti di sviluppo locale e per offrire opzioni alternative alle attività dei pescatori locali. Un altro alleato della vaquita è l’associazione per la conservazione dei mari Sea Shepherd che, con la sua operazione Milagro V, è attiva nel golfo per recuperare le reti illegali e contrastare il bracconaggio. Proprio a inizio anno la nave Farley Mowat di Sea Shepherd è stata attaccata da 35 piccole barche di cacciatori di frodo in cerca dei totoaba, ormai conosciuti come “la cocaina del mare” per i loro prezzi esorbitanti, mentre pattugliava il santuario della vaquita.
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Quello che deve fare il Messico è quindi proteggere l’unico luogo in cui vive la vaquita, escludendo le attività di pesca dall’area protetta e combattendo davvero le attività illegali. “Abbiamo solo un anno per salvare la vaquita dall’estinzione. La buona notizia è che c’è una soluzione semplice”, ha affermato il professor Thomas. “Il governo messicano può proteggerla inasprendo i controlli sulle reti da pesca illegali. Alla fine stiamo parlando di un’area più piccola della città di Londra”. Seppure molti la diano già per estinta, per salvare la vaquita esiste davvero una soluzione: la volontà politica.
La buona notizia è che esistono ancora. Non importa quante poche siano, se riusciamo a tenerle al sicuro c’è ancora speranza per la specie. Finché ci sarà una sola vaquita, lotteremo per loro. Eva Hidalgo, coordinatrice scientifica Sea Shepherd Conservation Society
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