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Il 23 gennaio scorso il Consiglio di Stato ha dato parere favorevole al nuovo Schema del decreto 703, che fissa le modalità attraverso cui i fondi pensione fanno gli investimenti. Il documento porta la data del 4 febbraio e accende le speranze di chi, grazie al potenziale coinvolgimento dei fondi, attende finalmente la partenza di un vero mercato degli investimenti Sri
Il 23 gennaio scorso il Consiglio di Stato ha dato parere favorevole al nuovo Schema del decreto 703, che fissa le modalità attraverso cui i fondi pensione fanno gli investimenti. Il documento porta la data del 4 febbraio e accende le speranze di chi, grazie al potenziale coinvolgimento dei fondi, attende finalmente la partenza di un vero mercato degli investimenti Sri (socially responsible investing) in Italia.
Potrebbe, così, essere vicina al compimento una riforma necessaria che si trascina però da troppo tempo e che arriva a diciotto anni di distanza dalla prima stesura di regole ormai fuori dal tempo: il 703 del 1996 non consentiva, soltanto per fare un esempio, di investire in Paesi emergenti, valute, materie prime. Il mondo è cambiato e asset class considerate prima troppo rischiose ora sono perfettamente affrontabili da uno strumento, come un fondo pensione, che deve garantire rendimenti costanti nel lungo periodo.
Per il settore sarebbe una rivoluzione. Finora, l’assenza di una normativa “liberalizzatrice” ha costituito un comodo scudo dietro cui legittimare mancanza di intraprendenza e scarsa lungimiranza. Fattori che hanno tenuto i protagonisti italiani delle pensioni integrative lontani da un investimento che con la previdenza condivide almeno tre valori: orizzonte temporale lungo, profilo di rischio prudente, ma anche un impianto valoriale.
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