Chernobyl

Fotografato un orso bruno a Chernobyl. L’ultimo avvistamento un secolo fa

È il primo vero avvistamento documentato dopo più di 100 anni e a quasi trent’anni dall’eplosione alla centrale nucleare di Chernobyl.

Gli scienziati non hanno dubbi. Sono due infatti gli scatti che ritraggono un esemplare di orso bruno aggirarsi all’interno della Chernobyl Exclusion Zone (Cez), l’area di esclusione interdetta alla presenza umana a causa dell’elevata concentrazione di radiazioni.

Orso bruno
L’orso bruno era assente dalla zona di Chernobyl da oltre n secolo (Photo by Mark Boster/Los Angeles Times via Getty Images)

Il ritorno dell’orso

E si tratta delle prime immagini dopo più di un secolo dall’ultimo avvistamento. La scoperta è avvenuta grazie alle fototrappole installate nell’area da un team di ricercatori dell’Università di Salford, in Gran Bretagna. “Un nostro collega ucraino, Sergey Gashchak, aveva montato molte trappole fotografiche in una delle aree centrali, in modo da farsi un’idea di che tipo di fauna selvatica vivesse lì”, ha spiegato Mike Wood in un’intervista alla Bbc. “Negli anni avevamo le prove della sua esistenza ma, per quanto ne sappiamo, nessuno aveva prove fotografiche della presenza nell’area di esclusione”, ha spiegato il titolare della ricerca Tree (Transfer, Exposure, Effects).

 

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Immagine via Bbc

Un rifugio per i grandi mammiferi

L’area di esclusione, 30 chilometri di diametro dalla quale sono state evacuate circa 100 mila persone, è da tempo al centro di ricerche scientifiche che puntato a valutare gli effetti delle contaminazioni da radiazioni sia sugli animali che sugli umani e di come la natura sia in grado di rispondere a queste catastrofi.

 

In questo caso scomparsa la pressione antropica, con traffico, inquinamento, rumore, pare che i grandi mammiferi possano allargare la propria core area, ovvero la zona dove gravitano, vivono ed eventualmente si riproducono. Infatti molti di questi animali utilizzano la Cez come corridoio.

Cucciolo di orso bruno
A dispetto della catastrofe l’area sembra essere diventata un rifugio per i grandi mammiferi (Photo by blw Naturstudio/ullstein bild via Getty Images)

Il team prevede di dotare alcuni esemplari di radiocollare, così da poter monitorare gli spostamenti degli animali all’interno dell’area e misurare l’effettiva esposizione alle radiazioni.

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