Il rendimento dei pannelli fotovoltaici è un indicatore cruciale per valutare l’efficienza energetica di un impianto solare. Ecco alcuni consigli pratici.
Paolo Rocco Viscontini. Perché il fotovoltaico conviene anche senza incentivi
Gli incentivi al fotovoltaico sono finiti. Ma nonostante il governo stia ancora dando soldi ai combustibili fossili e stia riformando le bollette a danno degli utenti, sono ancora molti gli elementi che fanno risplendere il solare.
Il Conto Energia, il programma attraverso il quale chi installava un impianto fotovoltaico domestico riceveva un incentivo per 20 anni, è ormai esaurito. Per chi desidera installare un impianto fotovoltaico in questo momento, l’unico sgravio di cui può beneficiare è la detrazione Irpef del 50 per cento legata alle ristrutturazioni, fino al 31 dicembre 2016. Anche gli incentivi per il fotovoltaico del 2017 continuano a rappresentare un’opportunità per il solare.
Sarà ancora conveniente installare un impianto fotovoltaico? Lo abbiamo chiesto a Paolo Rocco Viscontini, fondatore di Enerpoint, pioniere delle rinnovabili in Italia e presidente dell’associazione Italia Solare.
Cosa suggerisce a chi vuole installare un impianto fotovoltaico oggi che gli incentivi del vecchio Conto Energia sono terminati?
Esistono diverse ragioni per le quali il fotovoltaico è e sarà ancora conveniente. Prima di tutto il costo degli impianti si è ridotto notevolmente: oggi un impianto da 3 kilowatt picco (kWp) costa intorno ai seimila euro chiavi in mano, Iva compresa. In secondo luogo il fotovoltaico permette di risparmiare sulla bolletta elettrica grazie all’autoconsumo dell’energia. Oltre a queste ragioni il fotovoltaico si abbina bene ai condizionatori e alle pompe di calore con un abbattimento importante della bolletta del gas. Inoltre è possibile massimizzare le prestazioni abbinando il fotovoltaico a sistemi di stoccaggio che permettono di stoccare l’energia di giorno e riutilizzarla la sera, incrementando notevolmente l’autoconsumo. Tali sistemi rientrano nelle detrazioni Irpef.
E i combustibili fossili invece continuano a ricevere sussidi?
Gli incentivi alle fonti fossili esistono ancora. In Italia gli aiuti al petrolio, al carbone e al gas arrivano a 2,7 miliardi di euro, anche se secondo Legambiente si dovrebbe parlare addirittura di 17 miliardi. Diversità che dimostra quanto poco chiare siano le vie per incentivare i combustibili fossili la cui catena di approvvigionamento non è semplice da risalire. In generale gli incentivi “classici” al combustibile fossile sono tre: la spesa diretta — anche tramite esenzione fiscale —, gli investimenti delle società a maggioranza pubblica e i finanziamenti tramite banche o altre istituzioni finanziarie pubbliche. Il fatto che la partecipazione pubblica sia ancora così alta fa sì che l’88 per cento della domanda energetica in Italia sia soddisfatta dai combustibili fossili. Eppure se mettessimo a confronto le fonti fossili con quelle rinnovabili scopriremmo che le seconde sono competitive.
Il governo italiano ci sta ripensando? Ovvero, sta cambiando direzione?
Sì, ma in peggio. Il governo è intervenuto, a partire dalla presidenza di Mario Monti fino a raggiungere l’apoteosi con Matteo Renzi, penalizzando il settore del fotovoltaico e rendendolo meno conveniente. Nonostante il costo dell’energia si sia abbassato proprio grazie agli incentivi alle rinnovabili è in atto una riforma che porterà a una progressiva riduzione del contributo alle fonti rinnovabili e a un costo finale più alto dell’energia che peserà tra il 10 per cento e il 30 per cento in più sull’utente finale. In Italia ci sono 11 milioni di abitazioni private e 3 milioni di palazzine e condomini che potrebbero ospitare impianti fotovoltaici sui propri tetti. Solo mezzo milione di queste ce l’hanno: aumentando questo dato potremmo portare al 50 per cento il fabbisogno soddisfatto dall’energia del sole.
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