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Si chiama Yuka la app per smartphone che rivela ai consumatori francesi cosa c’è nei prodotti che acquistano al supermercato. Ecco come funziona.
Quando una piccola rivoluzione può partire dal basso. Yuka è un’applicazione per smartphone nata in Francia nel 2016. A lanciarla sono stati tre ragazzi, diplomati presso la Scuola centrale di elettronica, la Scuola superiore di sviluppo economico e sociale e la Edhec Business School. L’idea alla base è semplice: costituire un database in grado di fornire a tutti i consumatori della nazione europea di essere coscienti della qualità dei prodotti alimentari e cosmetici che acquistano. Nel giro di pochi anni, il successo è stato straordinario. Tanto da convincere uno dei colossi della grande distribuzione organizzata transalpina a correre ai ripari.
Facciamo però un passo indietro. Come funziona Yuka? Per provarla basta effettuare il download e lanciarla mentre si passeggia tra gli scaffali di un qualsiasi supermercato. Oppure quando si apre la propria dispensa. Grazie alla fotocamera, il software è in grado di leggere i codici a barre e fornire una serie di informazioni preziose, presentate sotto forma di punteggio.
I prodotti “eccellenti” sono quelli che presentano uno score compreso tra 75 e 100, quelli “buoni” tra 50 e 74, quelli “mediocri” tra 25 e 49 e quelli “cattivi” al di sotto di 25. Tali punteggi sono basati su tre criteri: il primo è legato alla quantità di calorie, grassi saturi, zuccheri, sale, fibre e proteine presente in ciascun prodotto. Da esso dipende il 60 per cento del punteggio finale.
Courts circuits : #Yuka fait bouger les lignes. C’est pas une révolution, mais c’est une prise de conscience du pouvoir des consommateurs. Continuons à boycotter les produits et les marques toxiques !!!https://t.co/HnfniCdUo9
— gilles klein ??️? (@gilles_klein) September 29, 2019
Il secondo criterio si concentra invece sulla presenza di additivi considerati rischiosi per la salute (molti dei quali sono noti per le sigle costituite dalla lettera “E” seguita da un numero). In questo caso la lista delle sostanze è stata mutuata da una serie di studi e dai dati dell’associazione di consumatori Ufc Que Choisir. Da qui dipende il 30 per cento del giudizio complessivo. Infine, un 10 per cento è dato dalla presenza o meno dell’etichetta “bio”.
Si tratta ovviamente di scelte discutibili nel merito, che sono state anche criticate da alcuni esperti. Tuttavia, il sistema è pratico e fornisce informazioni oggettivamente utili. Non a caso, l’applicazione è ormai utilizzata da ben 11 milioni di francesi. E non sono pochi i casi in cui la risposta fornita è inquietante: biscotti pieni di grassi saturi, brioche con numerosi additivi di dubbia sicurezza, alimenti stracolmi di zuccheri.
L’application #Yuka pousse #Intermarché à modifier ses produits https://t.co/ax3DHhv1p5 pic.twitter.com/zA2mKDVkKn
— Courrier picard (@CourrierPicard) September 21, 2019
Un’autentica “influencer”. Tanto da far muovere perfino la grande distribuzione. Il gruppo Intermarché, uno dei più diffusi sul territorio francese, ha infatti annunciato che modificherà le ricette di 900 prodotti ai quali Yuka attribuisce oggi punteggi bassi. “Questa app – ha ammesso il presidente dell’azienda, Thierry Cotillard, all’emittente Bfm Business – è ormai di uso comune. La maggior parte della clientela si basa su di essa per decidere cosa acquistare”.
In particolare, ai fornitori sono stati dati 18 mesi di tempo per eliminare 142 additivi: “Un cambiamento colossale”, ha aggiunto il dirigente. Mentre la società Yuka ha accolto la notizia con soddisfazione: “Speriamo che anche altre industrie facciano altrettanto. I francesi chiedono più trasparenza e soprattutto prodotti più sani”.
Restano solo un paio di domande da porsi: per quale ragione i dirigenti di Intermarché hanno aspettato di essere “colti in fallo” da Yuka prima di migliorare la qualità del cibo che vendono? E gli altri gruppi che aspettano?
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