Gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro la relatrice Onu Francesca Albanese

Francesca Albanese è accusata dall’amministrazione Trump di condurre una campagna economica e politica contro Usa e Israele.

  • Il Segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato sanzioni contro Francesca Albanese.
  • Le sanzioni dovrebbero prevedere il congelamento dei beni negli Usa e il divieto all’ingresso.
  • Nei giorni scorsi Albanese aveva pubblicato un report sulle aziende, anche Usa, coinvolte nel genocidio a Gaza.

Gli Stati Uniti, su impulso del Segretario di Stato Marco Rubio, hanno annunciato sanzioni contro la relatrice speciale Onu per i Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese. Le misure prevedono il congelamento di eventuali beni personali negli Usa e il divieto di ingresso nel paese per lei e i familiari. L’amministrazione Trump l’ha accusata di condurre una campagna politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele.

Albanese da tempo denuncia il genocidio di matrice israeliana in corso nella Striscia di Gaza e il sostegno che gli stati alleati di Israele, tra cui gli Stati Uniti, stanno dando all’operazione. Proprio pochi giorni fa Albanese aveva pubblicato un rapporto in cui sottolineava come numerose aziende, tra cui alcune statunitensi, stiano traendo profitto dal genocidio.

Chi è Francesca Albanese

Francesca Albanese è una giurista italiana specializzata in diritti umani e medio-oriente. Da maggio 2022 è Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, un ruolo indipendente che prevede che valuti costantemente la stiuazione dei diritti umani nel territorio palestinese e la riferisca al Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Nel corso degli anni ha pubblicato numerosi paper e saggi sulla questione palestinese, denunciando le politiche di apartheid e pulizia etnica perpetrate da Israele e raccontando l’operato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa), con cui ha collaborato per lungo tempo.

Il 30 giugno Albanese ha presentato il rapporto intitolato From economy of occupation to economy of genocide, in cui ha smascherato la rete di aziende e università – tra cui Elbit Systems, Lockheed Martin, Google, Amazon, Palantir, IBM, Caterpillar, Booking.com, Airbnb, BlackRock, Vanguard, BNP Paribas, Barclays – che hanno finora tratto profitto dalla vendita di armi, tecnologia, infrastrutture e turismo legati all’occupazione e al genocidio a Gaza. 

Nel suo studio, Albanese parla di una vera e propria “economia del genocidio”, dove un ruolo chiave è ricoperto dagli Stati Uniti, e ha fatto un appello a disinvestire in Israele e chiedere sanzioni internazionali, come embarghi sulle armi.

Sanzioni Usa

Il 9 luglio, proprio mentre l’eurodeputato socialdemocratico Matjaž Nemec la proponeva per il Nobel per la Pace, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a Francesca Albanese. L’annuncio è arrivato dal segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che l’ha accusata di tenere posizioni antisemite e di portare avanti una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele. Albanese, in particolare, è accusata di aver sostenuto l’operato della Corte penale internazionale, che nei mesi scorsi ha diffuso mandati di arresti contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e altri dirigenti politici e militari israeliani. Da quando si è insediato alla presidenza, il presidente stanutinense Donald Trump ha disconosciuto il ruolo della Corte.

Le sanzioni prevedono il congelamento di beni di Albanese negli Stati Uniti e il divieto di entrare negli Stati Uniti, un problema per una persona che lavora nell’Onu, che ha sede a New York. Nel 2024 già Israele aveva vietato ad Albanese l’ingresso nel paese, complicando il suo lavoro. “Questo è un vergognoso e trasparente attacco ai principi fondamentali della giustizia internazionale”, ha sottolineato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Da parte sua, Albanese ha definito le sanzioni come una forma di intimidazione di tipo mafioso.

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