Diritti umani

Francia, diritti calpestati nel mondo: ora le multinazionali dovranno vigilare

In Francia è stata approvata una norma che impone alle multinazionali di vigilare sui comportamenti delle aziende di cui si servono ovunque nel mondo.

Il Parlamento francese ha approvato una legge che, di fatto, rivoluziona l’approccio delle multinazionali in tema di vigilanza sulle aziende da esse controllate in giro per il mondo. D’ora in poi, infatti, tutte le grandi imprese la cui casa madre ha sede sul territorio della nazione europea dovranno vigilare sulle violazioni gravi e sui comportamenti anti-ecologici di cui si dovessero macchiare le ditte che lavorano in subappalto per loro conto, nel mondo intero. Si è deciso infatti di introdurre il concetto di “dovere di vigilanza” che, secondo le intenzioni dei parlamentari francesi, sarà utile per contrastare i casi di sfruttamento dei lavoratori e di mancato rispetto dei diritti dell’uomo. Ma che potrà anche contribuire ad evitare catastrofi ambientali.

Multinazionali nel mirino dopo la tragedia del Rana Plaza

Benché si tratti di una promessa che fu avanzata dal presidente François Hollande nella primavera del 2012, quando era in piena campagna elettorale, la proposta di legge approvata non rappresenta un’iniziativa del governo, bensì del Parlamento. Il deputato socialista Dominique Potier, che si è battuto a lungo per l’approvazione della norma, ha espresso grande soddisfazione per l’esito di un percorso legislativo particolarmente tortuoso: “Un’autentica maratona”, ha dichiarato secondo quanto riportato dal quotidiano Libération.

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Una manifestazioni di operai in Bangladesh che protesta per la mancanza di sicurezza nelle fabbriche. Ora le multinazionali francesi dovranno vigilare sui comportamenti delle ditte che lavorano per loro in tutto il mondo ©Getty Images

A sostenere il progetto sono state poi numerose ong, da CCFD-Terre Solidaire ad Amnesty International, da Peuples solidaires a Sherpa. Un’idea nata dopo la tragedia del Rana Plaza, immensa industria tessile del Bangladesh – sfruttata in via indiretta da numerosi marchi internazionali – nella quale nel 2013 morirono non meno di mille operai a causa di un devastante crollo della struttura. Ma di esempi ce ne sono, purtroppo, molti: non ultimo quello delle condizioni deprecabili dei lavoratori che in questi anni stanno costruendo gli stadi nei quali si giocheranno le partite della Coppa del mondo di calcio in Qatar. Anche in questo caso, infatti, le case-madri sono spesso grandi imprese occidentali, che poi affidano il lavoro in subappalto ad aziende locali, che non di rado praticano condizioni ai limiti della schiavitù.

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Una manifestazione in Svizzera per i diritti dei lavoratori in occasione di un congresso della Fifa ©Alessandro Della Bella/Getty Images

Soddisfatte le associazioni: “Primo passo storico”

Le associazioni hanno parlato di “un primo passo storico”, che occorrerà però estendere dapprima a livello europeo, quindi su scala mondiale. In termini pratici, tutte le multinazionali che hanno un numero di dipendenti non inferiore alle cinquemila unità in Francia, o alle diecimila in tutto il mondo, saranno obbligate a dotarsi di un “programma di vigilanza” che permetta “di identificare e prevenire tutte le violazioni gravi dei diritti umani, delle libertà fondamentali, della salute e della sicurezza degli individui, così come dell’ambiente”.

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Un modello di stadio presentato in Qatar in vista dei mondiali di calcio del 2022 ©Clive Rose/Getty Images

Una buona notizia, dunque, con un unico neo: per ora la disciplina non prevede sanzioni a carico di chi non si conformerà alla legge. I legislatore francese ha inizialmente preferito privilegiare la prevenzione alla repressione nei confronti delle multinazionali. Ciò nonostante, l’iniziativa ha suscitato dure critiche dalla destra transalpina. Il deputato del partito Les Républicains Patrick Hetzel ha denunciato quella che ha definito “una politica del sospetto” che dimostra una “mancanza di fiducia” nei confronti delle imprese.

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