La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Francia, Hollande sotto accusa: si batte per l’ambiente e costruisce centrali a carbone
Un rapporto di Oxfam e Les Amis de la Terre punta il dito contro Parigi: “Ipocriti: parlano di clima e inquinano il pianeta bruciando carbone”
La Francia ospiterà tra pochi mesi la conferenza mondiale sul clima Cop21, nel corso della quale al mondo intero sarà chiesto di agire per evitare una catastrofe annunciata. Eppure, la stessa nazione controlla due colossi dell’energia – Edf e Gdf Suez (ribattezzata di recente Engie) – che possiedono quarantasei centrali a carbone in tutto il mondo. Da sole, emettono 151 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno: circa la metà dell’inquinamento totale prodotto dal Paese europeo entro i propri confini.
A denunciare l’incoerenza tra gli atti diplomatici e quelli pratici sono state nei giorni scorsi due Ong transalpine, Oxfam e Les Amis de la Terre, che hanno pubblicato un rapporto – intitolato “Emissioni di Stato” – redatto in collaborazione con l’università di Oxford. Nel testo, le associazioni spiegano che il carbone rappresenta la prima causa del cambiamento climatico: “Benché la sua combustione non garantisca più del 41 per cento della produzione di energia globale, essa è responsabile del 72 per cento delle emissioni totali”. Ciò nonostante, la domanda mondiale della fonte fossile è cresciuta del 3,4 per cento all’anno tra il 2007 e il 2012, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, e continuerà ad aumentare fino al 2018.
Un mercato alimentato, dunque, anche dalle due grandi imprese francesi. Per Edf, ancora oggi il carbone rappresenta il 9,1 per cento della propria produzione elettrica mondiale. L’azienda possiede infatti cinque centrali in Cina e undici in Europa: di queste ultime, due (presenti nel Regno Unito) figurano tra le trenta più inquinanti del continente, secondo uno studio realizzato, tra gli altri, dal Wwf e dall’Ufficio Europeo per l’Ambiente. E se il gruppo sta chiudendo alcune centrali a carbone in Francia, riflette al contempo su nuovi investimenti nel settore in Cina e in Europa orientale.
Allo stesso modo, con trenta centrali sparse in tutto il mondo, Engie emette ogni anno 81 milioni di tonnellate di CO2, e ha di recente vinto un appalto per la costruzione di un nuovo impianto a Thabametsi, in Sudafrica. Un progetto da 1,5 miliardi di euro, accolto con soddisfazione dal presidente François Hollande in persona. Un comportamento che, secondo le Ong, smaschera “l’ipocrisia della Francia, che da una parte moltiplica gli appelli all’azione per lottare contro il cambiamento climatico e, dall’altra, inquina allegramente all’estero con le sue imprese a capitale pubblico”.
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