Il secondo produttore al mondo sigla una decisione storica. Ma gli allevamenti avranno tempo fino al 2034 per chiudere.
Tra tre anni alla centrale nucleare di Fukushima non ci sarà più spazio per stoccare l’acqua contaminata. E nessuno ha ancora individuato una soluzione.
Tre anni ancora. Poi non ci sarà più spazio per stoccare acqua radioattiva nella centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. A rendere nota la “data-limite” del 2022, il 9 agosto, è stata la Tokyo Electric Power (Tepco), società che gestisce l’impianto.
Ad otto anni e mezzo dall’incidente che, l’11 marzo 2011, a seguito di un terremoto e uno tsunami, ha devastato il nord-est della nazione asiatica, le autorità non sono dunque riuscite a decidere cosa fare. A seguito della catastrofe, infatti, i reattori danneggiati devono essere costantemente raffreddati, al fine di evitare nuove fughe radioattive.
Per farlo, è necessaria dell’acqua. Moltissima acqua: più di 200 metri cubi al giorno. Che una volta utilizzata, malgrado i trattamenti, resta fortemente contaminata. E dunque deve essere conservata sul posto. La centrale di Fukushima si è così trasformata in un cimitero di cisterne. Ne sono state installate ormai circa mille. Per stoccare più di un milione di tonnellate di acqua radioattiva: l’equivalente di 400 piscine olimpioniche.
Il problema, secondo l’operatore Tepco, è che la capienza del sito nucleare è limitata. Benché la compagnia abbia confermato la volontà di costruire altre cisterne, il totale massimo che potrà essere stoccato è pari a 1,37 milioni di tonnellate d’acqua. E tale livello sarà raggiunto, appunto, nell’estate del 2022.
Il governo di Tokyo ha per questo incaricato un gruppo di esperti per comprendere cosa fare. Ebbene, secondo il team, composto da membri dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la si potrebbe iniettare sottoterra. Oppure farla evaporare nell’atmosfera. Ma la sola soluzione “realistica”, a loro avviso, sarebbe quella di riversarla in mare. Un’ipotesi alla quale si oppongono con decisione pescatori, abitanti della zona e associazioni ambientaliste. E anche la Corea del Sud.
Japan tells diplomats no decision yet on contaminated Fukushima water https://t.co/PNcOAy03wG pic.twitter.com/P5PrCA1joH
— Reuters Top News (@Reuters) September 4, 2019
Chang Mari, militante di Greenpeace, ha spiegato alla radio francese Rfi che “quando quest’acqua contaminata e il trizio in essa contenuto saranno nell’oceano, seguiranno le correnti marine e verranno disperse ovunque. Si stima che ci vorranno diciassette anni prima che la radioattività sia sufficientemente diluita da essere scesa al di sotto dei livelli di guardia. È un problema che riguarda il mondo intero”.
Secondo l’associazione sarebbe dunque meglio costruire altre cisterne, estendendo il perimetro del sito nucleare nella provincia. Operazione fattibile dal momento che a causa della radioattività la zona è oggi prima di attività economiche (agricoltura, allevamenti, industrie) e dunque capace di garantire la superficie necessaria.
Il problema, però, è che la zona è anche fortemente sismica. E qualora le cisterne dovessero venire danneggiate da un terremoto, si andrebbe incontro ad una nuova catastrofe. Per la centrale nucleare di Fukushima, in altre parole, dopo quasi un decennio dall’incidente non si è ancora riusciti a trovare una soluzione.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il secondo produttore al mondo sigla una decisione storica. Ma gli allevamenti avranno tempo fino al 2034 per chiudere.
Piogge torrenziali hanno colpito numerose nazioni asiatiche, provocando inondazioni catastrofiche. Si cercano ancora centinaia di dispersi.
Un report di Greenpeace denuncia il modello politico-economico della Russia: un intreccio di estrattivismo, autoritarismo e guerra che distrugge l’ambiente, con pesanti ripercussioni sull’ecosistema globale.
Con l’ultima revisione del Pnrr, i fondi stanziati per le Cer passano da 2,2 miliardi a poco meno di 800 milioni: preoccupazione tra gli addetti ai lavori.
Ecomondo 2025 racconta una transizione ecologica che avanza tra innovazione, dati e confronti, mostrando come il cambiamento riguardi già la vita di tutti.
Grande novità nella Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Ma salta il voto sul consenso libero, senza il quale è violenza sessuale.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Insieme all’associazione Io non ho paura del lupo scopriamo questo grande predatore e come la convivenza tra la specie e le attività umane è possibile.
Un rapporto pubblicato dal Wwf mette in luce quali sono le cause economiche della deforestazione in Amazzonia.

