Salute dei bambini

Gatti e gravidanza, ecco cosa sapere sulla toxoplasmosi

Sfatiamo un mito: se una donna è incinta non ha bisogno di allontanare i gatti di casa, bastano pochi accorgimenti per restare al riparo dalla toxoplasmosi.

Gravidanza e gatti, quali rischio c’è?

Sei incinta? Liberati subito del micio. Se una donna in attesa vive con un gatto, è praticamente certo che se lo senta dire almeno una volta. Lo spauracchio si chiama toxoplasmosi, una malattia infettiva, asintomatica nell’uomo, che se contratta durante la gestazione e trasmessa al feto, può causare aborto o malformazioni anche molto gravi.

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Le probabilità di contrarre la toxoplasmosi da un gatto domestico è molto bassa. (© Silvana Santo / LifeGate)

In realtà, prendere la toxoplasmosi da un gatto casalingo è una eventualità assai improbabile. Prima di tutto perché, per potersi essere infettato, il felino dovrebbe aver mangiato carne cruda (uccelli o piccoli roditori, ad esempio) che a sua volta contenesse il parassita, un protozoo denominato Toxoplasma gondii. Anche in questo caso, comunque, il micio portatore espelle le cisti del protozoo solo per un paio settimane nell’arco dell’intera vita, ed esclusivamente attraverso le feci. Perché le cisti si attivino, divenendo realmente pericolose, è inoltre necessario che rimangano esposte all’aria per almeno 24 ore, per poi finire a contatto diretto con la bocca o con le mucose della mamma in attesa.

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Con gli opportuni accorgimenti si può vivere la gravidanza senza dover… rinunciare ai gatti! (© Silvana Santo / LifeGate)

In altri termini, perché una donna incinta contragga la toxoplasmosi dal gatto di casa, è necessario non solo che l’animale sia portatore, ma che si trovi nel periodo di emissione delle cisti, che le sue feci siano state depositate da almeno 24 ore, che la gestante le tocchi con le mani e che si porti successivamente le mani sporche alla bocca, oppure a contatto con gli occhi. Va da sé che sono sufficienti le più elementari norme igieniche per ridurre praticamente a zero il rischio di contagio: pulire la lettiera almeno una volta al giorno, possibilmente usando guanti e mascherina monouso, e lavarsi accuratamente le mani una volta conclusa l’operazione. Oppure approfittare dell’occasione per affidare la pulizia della cassetta al proprio compagno, almeno durante le quaranta settimane di gravidanza.

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Opportuni esami possono far capire se il gatto ha contratto la toxoplasmosi. (© Silvana Santo / LifeGate)

Per fugare i dubbi residui delle future mamme più preoccupate, comunque, è possibile sottoporre il felino a specifiche analisi del sangue, che escludano definitivamente che l’animale sia portatore del parassita (dopodiché basta controllare la sua alimentazione per impedire il successivo contagio). Con i gatti di strada, o con quelli abituati a uscire, occorre qualche precauzione in più, ma le raccomandazioni davvero importanti per evitare la toxoplasmosi in gravidanza sono altre: non fare giardinaggio senza guanti, lavare accuratamente frutta e verdura e astenersi dal consumare carne cruda o poco cotta. Concedendosi fusa e carezze in totale serenità.

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