Giornata mondiale del rifugiato 2013

Mai, dal 1994, in un solo anno così tante persone sono state costrette a lasciare le loro case da guerre e violenze: lo calcola l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.

L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr) sottolinea
come a questa dinamica stia contribuendo in particolare il
conflitto civile in Siria. I dati sono contenuti nel rapporto
diffuso in occasione della Giornata
mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno.

L’Assemblea generale dell’Onu, con una risoluzione adottata
all’unanimità, ha deciso di dedicare dal 2001

una giornata mondiale ai rifugiati, per
riaffermare i valori sui quali sono basati gli accordi
internazionali in materia di protezione dei rifugiati. La giornata
vuol dare un sostegno agli sforzi che l’Alto commissariato delle
Nazioni Unite, le ong e le altre organizzazioni impegnate nel
settore compiono ogni giorno nelle aree più disparate della
Terra per alleviare le sofferenze dei rifugiati. Si celebra il 20
giugno per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione
sui profughi (Convention relating to the status of refugees)
da parte dell’Assemblea generale.

L’anno scorso il numero dei profughi nel mondo è
aumentato
di 7 milioni e 600mila persone. Per un milione e
100mila casi si tratta di rifugiati, mentre gli altri 6,5 milioni
sono sfollati interni. Il 55 per cento di tutte queste persone
proverrebbe da soli cinque paesi: Afghanistan, Somalia, Iraq, Sudan
e Siria.

Alla fine dell’anno scorso i profughi nel mondo erano
più di 45 milioni,
circa un milione e mezzo di
più rispetto al 31 dicembre 2011. “Questi numeri allarmanti
– ha commentato António Guterres, l’Alto commissario
dell’Onu per i rifugiati – riflettono sofferenze individuali su una
scala enorme e le difficoltà della comunità
internazionale a prevenire i conflitti e a promuoverne soluzioni in
tempi rapidi”.

Se l’Afghanistan detiene da 32 anni la maglia nera come
fonte di rifugiati
, quest’anno l’emergenza principale
riguarda la Siria. Alla fine del 2012 i profughi siriani erano
650mila, ma le stime dell’Onu non tengono conto del milione di
persone costrette a lasciare le loro case nei primi sei mesi di
quest’anno. Situazioni già critiche si sono aggravate anche
a sud del Sahara, in particolare in Mali e in Repubblica Democratica del Congo, paesi
ostaggio di crisi politico-militari sfociate in combattimenti tra
eserciti e gruppi ribelli.

Un’altra sfida di questo secolo sarà la gestione dei
rifugiati ambientali,
attualmente non coperti dalle
convenzioni internazionali (che prevedono solo motivi politici o
razziali), quindi non protetti. Inondazioni e guerre per l’acqua,
desertificazione e siccità, deforestazione e inquinamento
costringeranno milioni di persone a spostarsi temporaneamente o
definitivamente. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati e
l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, entro il 2050 ci
saranno tra i 200 e i 250 milioni di
rifugiati ambientali, con una media di 6 milioni di persone
l’anno.

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