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Fra chi lavora da remoto, freelance e nuovi contratti, il giorno di malattia rischia di diventare sempre più un lontano ricordo.
Una volta quando si era ammalati si restava uno o due giorni a casa per poi fare ritorno in condizioni migliori in ufficio. Le giornate di assenza per malattia erano pagate, così come le ferie. O almeno questo è quello che raccontano i lavoratori di qualche tempo fa, dato che negli ultimi anni il concetto di giorno di malattia è quasi sparito dall’usanza comune. Complici la diffusione di contratti sempre meno stabili, l’arrivo della cosiddetta “gig economy” dei lavoretti e la diminuzione degli impieghi manuali (nonché la possibilità di essere sempre connessi online), la possibilità di stare a casa senza preoccuparsi del lavoro è un lontano ricordo.
“Anche quando prendo un giorno di malattia, controllo cosa c’è da fare sul calendario e rispondo alle email” ha raccontato una lettrice al quotidiano statunitense New York Times che ha dedicato due recenti articoli all’argomento. Per molti lavoratori impegnati in mestieri moderni e che richiedono l’uso di un computer è facile immedesimarsi: smartphone e pc ci permettono di restare connessi col mondo esterno anche quando siamo chiusi in casa e spesso fra i contatti imprescindibili ci sono il capo o i colleghi. Per quanto riguarda freelance o chi lavora da remoto, la cosiddetta giornata “off” non sembra proprio esistere, ma ora che questa tipologia di lavoro è sempre più diffusa, la scomparsa del giorno di malattia si fa sempre più incombente.
The Death of the Sick Day https://t.co/dxvg1miSdk
— NYTimes Well (@nytimeswell) January 10, 2019
Per la legge italiana, ogni lavoratore ha diritto ad ammalarsi: in questo periodo deve ricevere un’indennità di solito pari alla metà della retribuzione giornaliera. Questo però vale solo per chi ha contratti in regola e, come minimo, a tempo determinato: per molti altri, come già detto un numero destinato a crescere nei prossimi anni, i giorni di malattia non sono retribuiti. Purtroppo capita che i dipendenti non siano a conoscenza dei loro diritti mentre i sindacati, che in passato dovevano lottare per questi benefici, hanno perso valore e iscritti.
Altre volte però sono i capi a “far sentire in colpa” chi non si presenta, una pratica che per fortuna non vale per tutti: “Devo insistere quando un dipendente è malato perché rimanga a casa a riposarsi. Di solito dico loro che li chiameremo se abbiamo una domanda urgente — ha detto il proprietario di un’azienda al giornale americano — i dipendenti controllano comunque le loro email, lo faccio anche io, ma non ci si può aspettare che siano operativi. Non permetterò a un dipendente malato di infettare un intero ufficio perché pensa di essere indispensabile”. Se il giorno di malattia è destinato a scomparire, si può sperare che in futuro i capi siano più rispettosi verso la forza lavoro.
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