Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Gli Stati Uniti autorizzano le prime mele ogm
Il dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ha autorizzato due varietà di mele Arctic®, le prime geneticamente modificate al mondo, prodotte dalla società canadese Okanagan Specialty Fruits. La particolarità di questi frutti è che non diventano “marroni” se esposti all’aria, ovvero quando vengono tagliati, frullati o grattugiati. Per raggiungere questo obiettivo, i biotecnologi hanno disabilitato
Il dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ha autorizzato due varietà di mele Arctic®, le prime geneticamente modificate al mondo, prodotte dalla società canadese Okanagan Specialty Fruits. La particolarità di questi frutti è che non diventano “marroni” se esposti all’aria, ovvero quando vengono tagliati, frullati o grattugiati. Per raggiungere questo obiettivo, i biotecnologi hanno disabilitato gli enzimi che avviano il processo di imbrunimento naturale della mela. Ciò è stato reso possibile attraverso una tecnica sperimentale di interferenza dell’RNA (RNAi).
Secondo numerosi scienziati, però, la mancanza di questi enzimi potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute umana e sull’ambiente. Senza l’imbrunimento naturale, infatti, le mele appaiono sempre fresche, anche quando si stanno effettivamente deteriorando.
“Siamo preoccupati che la valutazione della sicurezza da parte dell’Usda rispetto a questa mela sia stata inadeguata, soprattutto per quanto riguarda le implicazioni per la salute e l’ambiente di questa particolare tecnologia RNAi”, ha dichiarato il dottor Michael Hansen, senior staff scientist presso Consumers Union.
Inoltre l’enzima della “doratura” naturale nelle mele aiuta a combattere malattie e parassiti durante la coltivazione, il che significa che i produttori delle Arctic® potrebbero avere la necessità di dover aumentare ulteriormente la già consistente quantità di pesticidi irrorata normalmente nei meleti, con le conseguenze per la salute e per l’ambiente che ne derivano.
Secondo Lisa Archer di Friends of the Earth, un’altra preoccupazione scientifica riguarda il fatto che il processo RNAi di Okanagan che mira a tacere quattro geni del melo “può essere pericolosamente impreciso” poiché “potrebbe involontariamente coinvolgere altre funzioni nella pianta”.
Nonostante l’approvazione, una serie di colossi alimentari, tra cui McDonald’s e Gerber, ha già dichiarato di non aver intenzione di utilizzare le mele biotech. Anche USApple e il Northwest Horticultural Council – che rappresentano i coltivatori di mele dello Stato di Washington e forniscono oltre il 60 per cento del raccolto di mele degli Stati Uniti – hanno dichiarato di opporsi alle mele ogm.
“Negli Stati Uniti e nel mercato globale non c’è posto per le mele geneticamente modificate” , ha aggiunto Lisa Archer. “Gli agricoltori non vogliono coltivarle, le aziende alimentari non vogliono venderle e i consumatori non vogliono mangiarle”.
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