
L’Italia arranca rispetto al resto d’Europa sulle strade scolastiche, che possono contribuire a sviluppare una mobilità sostenibile e a zero emissioni. Vediamo come.
Grenoble è l’unica grande città francese amministrata dai verdi. Che in 18 mesi hanno tolto le pubblicità, piantato alberi e “rallentato” gli automobilisti.
“Benvenuti in una metropoli attenuata”. Dal 1 gennaio 2016 decine di cartelli installati attorno alla città di Grenoble, in Francia, accolgono in questo modo gli automobilisti che entrano sul proprio territorio. Varcando i confini della “capitale della Alpi”, a 150 chilometri dalla frontiera con l’Italia, si entra infatti nella prima grande città europea ad aver imposto il limite di velocità di 30 chilometri orari su quasi tutte le proprie strade.
A lanciare l’idea è stato il sindaco ecologista, Eric Piolle, che guida la città dal marzo del 2013 dopo aver battuto alle elezioni il candidato (favoritissimo) del partito socialista. La “zona a 30 km/h” è stata così estesa ad oltre l’80 per cento delle vie cittadine (prima era limitata al 25 per cento): solo su alcuni grandi boulevard periferici è ancora possibile premere l’acceleratore fino a 50 km/h.
“Ciò che cambia – ha spiegato il primo cittadino in un’intervista rilasciata alla televisione Lci – non è tanto la velocità media: a Grenoble si circolava a 18,9 all’ora, calcolando le soste e il traffico, e con i nuovi limiti si scende a 17,3. A cambiare davvero sarà l’approccio al centro urbano. Il modo di fare attenzione agli altri, soprattutto ai pedoni e a chi usa la bicicletta”.
L’idea ha convinto in breve quarantatré dei quarantanove comuni limitrofi: “A 30 km/h – ha sottolineato Piolle – lo spazio di frenata è dimezzato rispetto a 50 km/h, e il rischio di morire in caso di collisione è nove volte più basso. Inoltre, prima gli automobilisti erano abituati a grandi accelerazioni per arrivare al semaforo successivo, il che significa inquinamento atmosferico e acustico. Il nostro obiettivo è riequilibrare la città, che è stata costruita a misura di automobile. Perché lo spazio urbano non è solo uno spazio di circolazione, ma uno spazio di vita”.
Così, un anno fa è stata inaugurata una nuova linea del tram (ce ne sono cinque in città). “Dallo scorso novembre – prosegue il sindaco di Grenoble – la società che gestisce i trasporti pubblici garantisce che i tram siano alimentati unicamente da fonti rinnovabili. Inoltre, dal giugno del 2014 non acquistiamo più bus con motori diesel, ma solo ibridi, mentre un terzo del parco è alimentato da gas naturale. Vorremmo passare totalmente all’elettrico, ma per ora purtroppo si tratta di un obiettivo troppo caro da realizzare”.
Nei primi diciotto mesi di amministrazione verde gli utilizzatori dei mezzi pubblici sono aumentati del 10 per cento. E il numero di abitanti che usa il “metrovelo”, ovvero le biciclette messe a disposizione dal comune, è cresciuto del 30 per cento. Proprio le due ruote sono uno dei mezzi sui quali punta maggiormente il comune di Grenoble: per i ciclisti sono a disposizione 6 mila bici (affittabili a 10 centesimi l’ora), ovvero circa un terzo dell’intera flotta offerta a Parigi (ma la popolazione di Grenoble è venti volte inferiore a quella della capitale).
Chi si abbona per un anno alla bici comunale, ha diritto anche allo sconto sulla rete di tram, alla revisione gratuita del mezzo, e a “parcheggiare” in uno dei 350 box sparsi nella città. Tra i progetti in cantiere, poi, c’è anche quello di chiudere completamente al traffico alcuni grandi assi, che diventerebbero così delle “autostrade ciclabili”.
Ma anche chi ha bisogno di un’automobile può usufruire di un’ampia offerta sostenibile. C’è ad esempio il car sharing tradizionale, su abbonamento o per utilizzatori saltuari: basta iscriversi e si può prenotare tramite una piattaforma internet una delle auto parcheggiate nella città.
Ma la grande novità degli ultimi anni è una partnership tra il comune, la società specializzata Cité Lib, la Toyota e la Sodetrel (impresa che fornisce le infrastrutture necessarie), che permette di effettuare gli spostamenti anche “nell’ultimo miglio”. Quello che, cioè, non sempre è garantito dai trasporti pubblici. Il servizio si chiama Ha:Mo (Harmonious Mobility) ed è il primo esperimento di questo genere lanciato dalla Toyota al di fuori del Giappone.
In concreto, si tratta di una flotta di settanta minicar elettriche: trentacinque monoposto e altrettante “i-Road”, ovvero tricicli chiusi, poco più grandi di uno scooter. Con essi, si può partire in un parcheggio ad un capo della città e fermarsi all’altro, verificando in tempo reale dal proprio cellulare (grazie ad una “app” gratuita) i posti disponibili nelle 160 paline di ricarica presenti in città.
Il tutto pagando pochi euro l’ora. E senza essere distratti dalla pubblicità. Quasi tutti i cartelloni sono stati infatti rimossi: “Siamo già fin troppo bombardati da incitamenti al consumismo sfrenato”, ha spiegato Piolle. Al loro posto, sono stati piantati alberi, o installati cartelloni con i quali si informano i cittadini sulle attività dell’amministrazione o si pubblicizzano mostre, esposizioni, spettacoli ed eventi culturali: “La nostra – ripete spesso il sindaco – è stata una scelta etica”.
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