
Dal nuovo giacimento, chiamato Johan Sverdrup, la Norvegia potrebbe estrarre quasi 3 miliardi di barili di petrolio. Di qui al 2070.
Il sistema sfrutta la differenza di temperatura tra le acque superficiali e quelle profonde per produrre elettricità. Sempre disponibile, 24 ore su 24, 7 su 7.
Si tratta della prima centrale di conversione dell’energia termica oceanica, nome tecnico Otec (Ocean thermal energy conversion). A realizzarla la Makai Ocean Engineering che sul sito ufficiale spiega che “il sistema produce elettricità utilizzando la differenza termica tra le fredde acque profonde e quelle tropicali superficiali”.
Il sistema in pratica fa passare l’acqua calda a temperature tropicali (circa 25 gradi centigradi) in un evaporatore che, a sua volta, vaporizza il cosidetto “fluido di lavoro”. Qui i vapori generati passano attraverso una turbina che produce elettricità e viene convogliata alla rete. A sua volta il vapore passa attraverso un condensatore e a contatto con l’acqua più fredda (circa 5 gradi in profondità), fa condensare il fluido che può così ritornare nel ciclo.
“Circa il 70 della luce solare che arriva sulla Terra viene assorbita dagli oceani”, spiega Duke Hartman, vice per lo sviluppo commerciale alla Makai. “Molta di questa energia viene catturata dalla superficie degli oceani sottoforma di calore. In questo modo possiamo estrarre quell’energia 24/7 e usare quell’energia quando vogliamo, senza bisogno di immagazzinarla”.
Il primo test è stato realizzato nell’Isola di Hawaii, la più grande dell’arcipelago, ed è in grado di produrre 105 kilowatt, capaci di coprire la domanda energetica di un centinaio di abitazioni. Per ora i costi per la realizzazione di una centrale di questo tipo si aggirano intorno ai 5 milioni di dollari, eccessivi per rendere l’elettricità prodotta competitiva e sostenibile dal punto di vista economico. Ma Hartman conferma a Bloomberg News che “siamo convinti che l’energia termica oceanica sarà un elemento importante nella creazione di una rete stabile ad energia rinnovabile”.
Nonostante sia una tecnologia ancora agli inizi, promette di concorerre nel portare le Hawaii a produrre il 100 per cento della propria energia da fonti rinnovabili con sole, vento e oceani, entro il 2045.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dal nuovo giacimento, chiamato Johan Sverdrup, la Norvegia potrebbe estrarre quasi 3 miliardi di barili di petrolio. Di qui al 2070.
Una fabbrica del consenso che spende milioni per pubblicità mirate a indebolire le campagne e le misure necessarie a contrastare i cambiamenti climatici.
Un report punta il dito su 20 colossi dei combustibili fossili: a loro è imputabile il 35 per cento delle emissioni che hanno portato all’emergenza climatica.
Google lancia un grande piano di investimenti in rinnovabili per arrivare a 5.500 MW equivalente a un milione di tetti fotovoltaici.
Gli attivisti di Exctintion Rebellion occupano l’ingresso dell’unico sito britannico di fracking, chiedendo al governo di cessare le attività che sono in netto contrasto con la crisi climatica.
Nel 2018 la capacità rinnovabile installata è ferma al 60%, secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia. Con questo trend di crescita non raggiungeremo mai gli obiettivi per la riduzione della CO2.
Le lobby del petrolio hanno investito poco meno di un miliardo di euro in tre anni per fermare o rallentare le politiche climatiche vanificando gli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici.
Sabato 30 marzo alle 20:30 si celebra l’Earth Hour, l’Ora della terra, l’evento mondiale promosso dal Wwf per ricordare ai cittadini del mondo l’importanza di dare al Pianeta un futuro sostenibile.
Centinaia di progetti di fracking sono stati sospesi nel Wyoming perché l’amministrazione non ha considerato gli impatti sui cambiamenti climatici.