Ikea a Roma è presente con due negozi: Anagnina (a sud est) e il più recente store di Porta di Roma, a nord est della capitale. Anche questi punti vendita condividono alcuni dei dati di sostenibilità ambientale comuni a tutta la catena nel nostro Paese: pannelli fotovoltaici sui tetti dei negozi (che contribuiscono a raggiungere il 98% di approvvigionamento da fonti rinnovabili insieme all’energia idroelettrica prodotta in Val d’Aosta), 52% del legname certificato Fsc, 100% del cotone certificato Bci, 25% di cibo biologico, bonus mobilità sostenibile per i dipendenti, riciclo dei rifiuti che punta al 90%, e che per ora è arrivato in media all’86%. Qui però c’è un primato romano.
Quando il rifiuto diventa ricchezza
Il negozio di Roma Anagnina è però quello col record italiano di raccolta differenziata, addirittura il 96%. E visto che carta, cartone e film plastico sono i principali materiali di scarto prodotti dai negozi Ikea, recuperarli a conferirli a chi li ricicla si trasforma in un’attività economica ad altissimo margine. Da settembre 2015 a giugno 2016, a fronte di mille euro di costi per la corretta differenziazione sono stati venduti materiali per 45mila euro.
Riciclare anche le piante, a scopo terapeutico
In tutti i negozi Ikea è presente un reparto dedicato alle piante da giardino. Quando queste sono imperfette vengono dapprima proposte a prezzo ridotto nell’angolo occasioni. Se anche qui rimangono invendute, vengono mandate a smaltimento.
A Roma però è diverso. Fabrizio Fiore è un educatore laureato in scienze naturali che si occupa di ortoterapia. Così ha chiesto al negozio Ikea di Roma Anagnina di poter ritirare le piante danneggiate rimaste invendute anche nell’angolo occasioni.
A prendersene cura e a tentare di farle rifiorire saranno gli ospiti del centro Il Chicco di Ciampino, persone con handicap mentali, che così conseguono due risultati: uno immediato, di maggiore relax ed estroversione mentale nel prendersi cura delle piante, il secondo di accresciuta autostima attraverso un processo di riabilitazione sociale. Le piante ritornate in salute infatti sono oggetto di dono e scambio che testimonia il valore di ciò che una persona con disabilità può realizzare.
Ikea Roma per i ragazzi immigrati, arredi e lavoro
Stazione Termini, rione Esquilino, piazza Vittorio: quartiere di immigrazione e di gente di passaggio. Matemù è un centro di aggregazione giovanile in cui vengono svolte attività educative per favorire l’integrazione tra ragazzi italiani e stranieri.
Prima c’erano muri scrostati e pieni di scritte, con locali spogli e mobili vecchi. I responsabili del Cies (Centro Informazione ed Educazione allo Sviluppo) chiedono aiuto ad Ikea Roma, che rimette tutto a nuovo con consulenza ed arredi. Il risultato di un ambiente più bello è stato quello di sentirlo di più come “proprio” e di conseguenza rispettarlo maggiormente.
La stessa cosa Ikea l’ha fatta per i centri Civico Zero di Save the Children, che accolgono minori immigrati o in transito in Italia non accompagnati da familiari. In questo caso ad arredare il centro non è stata inviata la solita squadra di montatori Ikea, ma direttamente tutto il top management italiano, in un evento di team building che li ha visti lavorare fianco a fianco con i giovani ospiti di Civico Zero.
Alcuni dei quali, a cavallo della maggiore età, sono stati inseriti in negozio come tirocinanti, in modo da iniziare ad avere una possibilità e una professionalità. Attualmente ce ne sono sei nell’organico del negozio di Porta di Roma, alcuni già ospiti di Civico Zero, altri che hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati politici.
IWitness e il viaggio in Angola a visitare i progetti Unicef
Insieme a Save The Children, Unicef è uno dei partner globali di Ikea. In tutto il mondo, dal 2003, Ikea ha donato 88 milioni di euro alle due organizzazioni, contribuendo così a progetti educativi e sanitari per 12 milioni di bambini.
Uno di questo progetti, con Unicef e Unhcr, è stato visitato da cinque co-worker di Ikea Italia nell’ambito dell’iniziativa IWitness di Ikea Foundation. Per Roma è stato scelto Franco Turco, lo store manager del negozio di Porta di Roma, che ha raccontato con trasporto la sua esperienza in Africa.
“Sostenendo Unicef in Angola, stiamo facendo un grande lavoro – ha detto – questa collaborazione sta garantendo l’acqua corrente dove non c’era. Ho visitato una scuola dove 13 docenti devono insegnare a 1100 bambini, sono 84 bambini per classe, e sono solo una minoranza quelli che vanno a scuola. Unicef in questo istituto ha riattivato i serbatoi d’acqua e i bagni, anche se non hanno ancora una mensa e ci sono enormi problemi di mezzi di trasporto per arrivare a scuola”.
In Angola la guerra è finita nel 2003, e restano ancora parecchi campi minati. Più in generale mancano le infrastrutture basilari. Unicef si sta impegnando in questo quadro per portare aiuto, cure mediche e insegnare elementari norme igieniche.
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