Il 21 novembre è la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada

Il segretario generale dell’Onu Guterres ribadisce la necessità di un cambiamento, per strade più sicure e una mobilità più sostenibile. 1,3 milioni le vittime della strada ogni anno.

Il 21 novembre è la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2005. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, nel suo appello ricorda che “ogni anno 1,3 milioni di persone perdono la vita in incidenti stradali e 50 milioni sono feriti. Si tratta della principale causa di morte per bambini e ragazzi. Uno dei modi migliori di ricordare e onorare le vittime consiste nel fare la nostra parte per rendere le strade più sicure in tutto il mondo”. Si tratta di numeri impressionanti che troppo spesso finiscono nel silenzio o si ritrovano maldestramente infilati tra le notizie dei media dove si descrivono gli accadimenti con un linguaggio scorretto, legato a una visione auto centrica della strada, che va a colpevolizzare le vittime attraverso una narrazione distorta.

Sicurezza stradale e mobilità sostenibile

Città più vivibili, a misura di persona, meno inquinate e più sicure è quanto richiesto dall’Onu e dalle tante associazioni e campagne nazionali e internazionali che si battono per avere investimenti che incentivino l’uso della bici, gli spostamenti a piedi e con il trasporto pubblico. La sicurezza stradale va di pari passo con il tema della mobilità sostenibile, come sottolinea anche l’Associazione italiana vittime della strada: “Fermare la strage stradale e ridurre l’inquinamento ambientale, agendo sulla prevenzione. Lanciamo in occasione della Giornata del ricordo una sfida di civiltà: elaborare nel territorio un progetto di prevenzione in sinergia tra istituzioni pubbliche e privato sociale, per raggiungere nel decennio 2021-2030 l’obiettivo ‘vittime zero’“. Non ci sono infatti numeri “accettabili” relativi alle persone che muoiono sulla strada, l’unico numero accettabile è zero. In Italia secondo l’Osservatorio Asaps nei primi otto mesi del 2022 sono morti 103 ciclisti.

Violenza stradale, come rispondere al problema

Per risolvere il problema ci sono misure efficaci che si possono adottare, dettate anche dall’approccio della safety in numbers (per cui per esempio più persone si muovono in bicicletta, più si riduce il rischio di collisioni con le persone alla guida di automobili), la riduzione della velocità all’interno dei centri urbani e le Zone 30 che sono funzionali nella moderazione del traffico.
Dal canto suo la Fondazione Michele Scarponi, creata a seguito della morte del campione ciclistico avvenuta nel 2017 durante un allenamento, ribadisce che “la strada è di tutti, a partire dal più fragile”. Per un cambiamento servono quindi l’educazione al corretto comportamento stradale e una cultura del rispetto delle regole e dell’altro. Con la Giornata mondiale si ha l’occasione per dare voce a tutto questo, non si fa solo memoria ma si chiede a livello globale un cambiamento.

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