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La storia di Mauro e Valerio, che hanno scelto un’apicoltura naturale, alternativa, diventa un film. E apre un dibattito sui limiti dell’apicoltura convenzionale.
Che le api stiano attraversando un periodo difficile, che ne mina la loro stessa sopravvivenza, è cosa nota ormai da tempo. Per questo c’è chi ha deciso di sperimentare qualcosa di diverso, ovvero un’apicoltura naturale, senza trattamenti preventivi né medicinali, che segua il ciclo naturale e selvatico degli insetti melliferi.
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Questa storia è diventata un film, grazie all’incontro dei due registi, Rossella Anitori e Darel Di Gregorio. I due filmaker hanno scelto di raccontare l’impresa di Mauro e Valerio, due giovani apicoltori che oggi vivono in un casale dei Castelli Romani e che seguono, nella pratica dell’apicoltura, i principi della permapicoltura e i ritmi naturali delle api.
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“Nel documentario raccontiamo questo esperimento, che punta ad allevare le api in maniera non invasiva e a dare la possibilità agli insetti di crescere in modo autonomo”, spiega Darel, uno dei due registi. “Come ad esempio, costruire un’arnia simile a quella di un albero cavo e lasciare alle api fare da sé, o costruire i favi e produrre il miele. Inoltre non c’è l’utilizzo della chimica, in modo da ricreare un ambiente quanto più selvatico possibile”.
Un ritorno alla natura e ad un’apicoltura alternativa. “Quello che abbiamo fatto è stato raccontare una storia. Tentando di rispondere alla domanda ‘perché le api allevate sono in difficoltà e quelle selvatiche sopravvivono?’”, racconta Rossella. “Ciò che ha catturato la nostra attenzione è stata la riduzione dell’intervento dell’uomo sull’allevamento delle api. Si tratta comunque di un allevamento ma in questo caso vengono lasciate più libere, anche a livello di cure mediche”.
Ciò che fa il film non è prendere posizione o voler fornire una risposta univoca, ma “aprire un dibattito” e “far arrivare a quante più persone questa storia”, certamente diversa dalle tradizionali, spiegano i registi.
Le riprese, durate tre anni e iniziate nel 2013 grazie anche ad una campagna di crowfunding, sono oggi terminate. Ora i due registi sono nella fase forse più impegnativa della realizzazione di un documentario: la post-produzione.
Per questo i due registi hanno deciso di avviare una campagna di crowdfunding (valida fino al 15 gennaio 2017) sulla piattaforma Produzionidalbasso.com, per concludere la lavorazione de Il tempo delle Api. “Per noi si tratta di una modalità diretta di finanziare un progetto culturale”, sottoliena Rossella. “Permette a chi partecipa di promuovere la cultura e a chi ha un’idea di farla decollare”.
Partecipando alla campagna si potrà dare l’opportunità di pagare parte delle spese di produzione e diventare, a seconda dell’entità della donazione, dei produttori stessi del film. “Noi puntiamo su piccole donazioni – conclude Rossella – che in qualche modo qualifichino questo lavoro come un progetto voluto, amato ed aspettato”.
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