Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
Il dilemma della Sfinge
Giuseppe Notarbartolo di Sciara, il più noto degli studiosi italiani di cetacei, esplora il complesso rapporto tra l’uomo e gli altri animali. Edito da Franco Muzzio editore, 2005 .
Non riusciamo a trovare il nostro posto. Siamo in bilico tra
l’esaltazione della nostra intelligenza sfolgorante che s’irradia
in tutto il cosmo e la considerazione dei disastri ambientali e
umani sul nostro pianeta, la nostra casa.
E non è tutto. L’uomo tratta in modo crudele milioni di
animali, allevati industrialmente, tenendoli in lager e
vivisezionandoli, ma è anche capace di viziare d’amore e
affetto quelli che gli vivono accanto.
L’autore, il più noto studioso di cetacei e ambasciatore
della scienza italiana all’IWC, conduce un’analisi a tutto campo
sul rapporto tra noi e gli altri animali, dal punto di vista
assolutamente inusuale del rapporto tra prede e predatori, con lo
sguardo dell’ecologo. Ecologo innamorato della materia che tratta,
però: “Non ci è chiaro da dove abbia origine
l’autorità che consente di prendere decisioni sul
risparmiare o stroncare la vita di un animale”. Nel contempo, pur
riconoscendo la naturale attitudine predatoria dell’essere umano,
si deve riconoscere che quest’impulso ha sul mondo uno spaventoso
impatto. E che le nostre “prede”, in particolare gli animali, hanno
una vita ognuna con un valore intrinseco, e lo scienziato che la
descrive, che descrive i canti delle balene, i rituali dei cacatua
e la vivacità dei delfini, non può non trasmettere
amore e ammirazione, sensazioni da cui discende il rispetto.
“Questa considerazione – scrive Notarbartolo di Sciara – ci
spalanca le porte per l’esame della seconda natura della sfinge,
quella umana… Oggi sono in molti a sostenere che il nostro antico
diritto di predare e competere vada esercitato con grande
equilibrio e con la massima possibile parsimonia”.
Per due buoni motivi. Il primo, modificare il nostro habitat,
l’ambiente, a nostro uso e consuomo, si sta rivelando dannoso anche
per noi. Il secondo, è in atto un cambiamento dell’essere
umano verso il suo prossimo. Anzi, è la stessa categoria di
“prossimo” a essere in discussione: si sta ampliando, a includere
anche gli altri esseri viventi.
Dalla teoria alla pratica, il libro si conclude con una sorta di
manuale “per diminuire la sofferenza”. Del nostro prossimo.
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