Il Judo

Uno scritto del pediatra e judoka Marcello Bernardi.

Un distinto anziano signore con baffi, esile e diritto come una
spada, vi guarda con espressione mite. È il professor Jigoro
Kano, creatore del Judo.

Il suo ritratto è appeso in tutte le pa1estre in cui si
pratica quest’arte. E non va affatto d’accordo con 1’immagine che
comunemente si ha del Judo. Questa terribile lotta giapponese, per
chi non la conosce, sembra consistere essenzialmente in uno
spietato esercizio della violenza, nella mossa segreta e micidiale,
nell’urlo di combattimento, nella proiezione fulminea, nel tonfo
sinistro dei corpi che si schiantano sulla materassina.
E non si capisce che cosa c’entrino quegli occhi sereni e placidi
del professor Kano che, dall’alto, contemplano i contendenti.

Per capirlo bisogna entrare nello spirito del Judo. I1 quale non
è violenza, ma controllo della violenza; non è
aggressione, ma partecipazione; non è conflitto, ma
amicizia.
Come risulta dal nome: via della cedevolezza e della gentilezza. La
Dolce Via.

Diceva lo stesso Jigoro Kano che il Judo è la costante
ricerca del migliore impiego dell’energia, e non solo di quella
fisica, in un clima di amicizia e mutua prosperità. In altre
parole, il vero judoka cerca di agire sempre meglio, quindi di
vivere sempre meglio, per il bene suo e degli altri.
Egli tende continuamente verso un più equilibrato controllo
dei suoi impulsi, della sua mente e dei suoi gesti; si studia di
progredire insieme agli altri, in uno stretto rapporto di
collaborazione; è animato da spirito di benevolenza e di
generosità. L’egoista, l’arrogante, il sopraffattore,
l’insensibile, non può fare un buon Judo.

Buona educazione, fiducia nel maestro e amore per l’arte: sono le
tre qualità che si devono coltivare dentro di sé per
praticare il Judo. Il che vuol dire rispetto per gli altri,
umiltà e dedizione. In breve, civiltà.
Perché il Judo è proprio questo: una scuola di
civiltà.

Marcello Bernardi
Pediatra e Judoka

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