Il profumo della passione

E’ questione di pelle. Di naso. Di feromoni. Una nuova fisiologia dell’attrazione va delineandosi.

“Ciò che devo trovare non è il profumo adatto a una donna che conosco! E’ la donna quella che cerco: una donna di cui non conosco che il profumo!”. Così Italo Calvino raccontava di un uomo che si era innamorato di una sconosciuta solo a sentirne la fragranza. Ma si tratta solo di una romantica invenzione letteraria?

Gli studiosi pensano di no: l’olfatto ha una funzione importantissima nel riconoscere un possibile partner erotico, e dunque anche nell’innamoramento. Nessuno si stupisce del fatto che gli animali si accoppino proprio perché attratti dai rispettivi odori. Quando sono in calore, emettono i cosiddetti feromoni, ormoni volatili che hanno una funzione di richiamo sessuale. Ma anche noi, uomini e donne, emaniamo le stesse sostanze, e sono proprio queste a spiegare e giustificare certe attrazioni “di pelle”.

Nell’uomo, l’olfatto è assai poco sviluppato, perché il senso dominante è la vista.

A distanza normale, ad attrarci sono soprattutto le fattezze del partner. Ma negli incontri ravvicinati è l’odorato a fare la parte del leone. Esistono numerosi esperimenti che tentano di definire il ruolo preciso dei feromoni. Si isolano certe sostanze presenti nel sudore e si fanno inalare a individui del sesso opposto.

Qualche anno fa, a Londra, un gruppo di ricercatori aveva spruzzato con un liquido contenente un ormone maschile alcune poltrone di una sala, prima dell’apertura al pubblico. Il risultato è stato che tutte le poltrone profumate “di uomo” furono occupate da donne, ovviamente ignare dell’esperimento. Ma non tutti gli odori maschili attirano tutte le donne, e non sempre il sudore di donna fa girare la testa agli uomini: esistono infatti le “affinità olfattive”.

Questo vuol dire che il nostro odore racconta chi siamo alla persona di sesso opposto, che annusandoci può essere attratta o respinta da noi. Le emozioni scatenate dalla percezione degli odori sono particolarmente forti, perché le cellule della mucosa nasale comunicano direttamente con la parte più antica del cervello, il sistema limbico. Ma non siamo poi degli annusatori così potenti. Gli uomini delle caverne sapevano certo riconoscersi dall’odore, ma nel corso dei secoli noi abbiamo perso gran parte della nostra capacità olfattiva.

Colpa anche della nostra epoca sterilizzata, in cui tentiamo di cancellare, con deodoranti e profumo, la nostra impronta personale. Forse sarebbe meglio presentarsi più “al naturale”. Senza arrivare agli eccessi di Napoleone Bonaparte, che scriveva a Giuseppina: “Arrivo domani sera. Non ti lavare…“.

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