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Secondo uno studio presentato in Guatemala, garantire il diritto alla terra alle comunità rurali contribuisce a ridurre il rischio che le foreste vadano a fuoco.
I nativi sono i migliori custodi degli ecosistemi che abitano, in alcuni casi da millenni, l’associazione per i diritti delle popolazioni indigene Survival lo sostiene da sempre. Un’ulteriore conferma arriva dal Guatemala, dove è stato presentato un nuovo studio sull’importanza delle comunità rurali nella prevenzione degli incendi forestali.
Secondo la ricerca, presentata la scorsa settimana dall’italiano Stefano Gatto, ambasciatore dell’Unione europea in Guatemala, garantire il diritto alla terra alle popolazioni indigene che vivono nelle aree rurali ridurrebbe in maniera significativa il rischio di incendi, garantendo una prevenzione molto più efficace di quella fornita dal governo.
I ricercatori, guidati da Andrew Davis, direttore dell’Asociación de comunidades forestales de Petén (Acofop), hanno analizzato le immagini satellitari della Nasa relative alla Riserva della biosfera Maya, enorme area protetta caratterizzata da un’incredibile biodiversità ricca di endemismi. Gli studiosi hanno rilevato che quasi tutti gli incendi divampati nel 2017 hanno avuto luogo al di fuori delle zone controllate dalle comunità locali, che costituiscono oltre il 16 per cento della riserva. La maggior parte dei roghi avvenuti fino ad oggi ha dunque colpito vaste aree di foresta sotto la protezione del governo nazionale.
Il numero, la violenza e la durata degli incendi boschivi è in aumento in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici. Nel 2015 incendi straordinariamente violenti hanno devastato l’Alaska e l’Indonesia, l’anno successivo è stata la volta di Canada, California e Spagna. Mentre quest’anno le fiamme hanno avvolto diverse regioni cilene e abbiamo ancora negli occhi le terribili immagini dell’incendio che ha ucciso decine di persone e carbonizzato ettari di foresta in Portogallo. Secondo la Union of concerned scientists (Ucs) negli ultimi decenni il numero di incendi è aumentato, soprattutto negli Stati Uniti occidentali, a causa dell’aumento delle temperature globali. Il numero degli incendi è quintuplicato negli ultimi quaranta anni e le fiamme si spandono in aree sei volte più grandi rispetto al passato e durano quasi cinque volte più a lungo. Gli incendi contribuiscono a loro volta ad alimentare il riscaldamento globale, gli alberi che vanno a fuoco rilasciano infatti le enormi quantità di anidride carbonica assorbite, contribuendo in maniera significativa alle emissioni di gas a effetto serra.
Il problema degli incendi boschivi riguarda dunque l’intero pianeta e urge trovare una soluzione condivisa ed efficace. Questa soluzione, come spesso accade per problemi complessi, sarebbe in realtà piuttosto semplice, come hanno dimostrato le comunità forestali del Guatemala: affidare la gestione delle foreste alle comunità locali.
Lo studio, il primo che ha confrontato i tassi di incidenza degli incendi nelle aree date in concessione e quelle “libere”, conferma dunque una serie di recenti studi che hanno dimostrato che il modo più efficace per proteggere le foreste è quello di darne il controllo alle comunità che vi abitano. La conservazione della natura e la gestione sostenibile delle risorse naturali sono infatti parte integrante della vita delle comunità indigene che della foresta fanno parte e di cui conoscono tutti gli animali e le proprietà curative delle piante. Gli Awá del Brasile, ad esempio, conoscono almeno 275 piante utili e 31 specie di api, mentre gli indiani Yanomami utilizzano giornalmente circa 500 specie diverse di piante e sanno quali sono gli alberi che, una volta caduti, ospitano larve d’insetto commestibili.
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