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Un nuovo studio ha rivelato che la maggior parte della plastica che finisce negli oceani arriva da 10 corsi d’acqua, la maggior parte dei quali è in Asia.
L’invenzione della plastica e il suo progressivo perfezionamento furono accolti con entusiasmo nel secolo scorso, era stato creato un materiale economico e resistente, dalle applicazioni quasi infinite. Eppure, a meno di cento anni di distanza, la plastica rappresenta una delle principali catastrofi ambientali della nostra epoca. Ogni anno negli oceani del pianeta si riversano otto milioni di tonnellate di plastica, alcuni rifiuti possono impiegare decenni a decomporsi, mentre altri si sbriciolano in minuscoli frammenti, noti come microplastiche, che vengono ingeriti dagli organismi marini, risalendo poi l’intera catena alimentare fino a giungere nei nostri piatti. Il problema della plastica riguarda l’intero pianeta, ci sono però aree più inquinate di altre. Un nuovo studio ha rivelato che delle 4 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno vengono trasportate dai fiumi al mare, fino al 95 per cento viene da appena dieci fiumi.
Secondo lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori tedeschi e pubblicato sulla rivista Environmental science & technology dell’American chemical society, dieci corsi d’acqua sarebbero dunque responsabili da soli dall’88 per cento al 95 per cento di tutta la plastica portata in mare. Di questi fiumi otto si trovano in Asia, confermando così un altro studio del 2015 che sosteneva che undici dei venti paesi più inquinati dalla plastica si trovassero nel continente asiatico. Secondo i ricercatori l’Asia sarebbe così vulnerabile a questo fenomeno a causa della densità della popolazione e dell’inadeguata gestione dei rifiuti.
Nonostante la situazione sembri compromessa, di questo passo nel 2050 nel mare ci sarà più plastica che pesce, gli autori dello studio ritengono che una migliore gestione dei dieci corsi d’acqua più inquinati sarebbe in grado di ridurre della metà i rifiuti che arrivano in mare, eliminandone circa il 45 per cento.
Se da un lato è infatti preoccupante che la quasi totalità della plastica arrivi da un così ristretto numero di corsi d’acqua, dall’altro sarà (sarebbe) più facile intervenire. Ecco quali sono i dieci fiumi che trasportano più plastica al mondo: il fiume Yangtze, che sfocia nel mar Giallo, in Asia, il fiume Indo, mar Arabico, Asia, il fiume Giallo, mar Giallo, Asia, il fiume Hai, mar Giallo, Asia, il fiume Nilo, mar Mediterraneo, Africa, i fiumi Meghna/Brahmaputra /Gange, golfo del Bengala, Asia, il fiume delle Perle, mar Cinese Meridionale, Asia, il fiume Amur mare di Ochotsk, Asia, il fiume Niger, golfo di Guinea, Africa e il fiume Mekong, mar Cinese Meridionale, Asia.
L’immensa quantità di plastica che galleggia nelle acque della Terra, circa 150 milioni di tonnellate secondo quanto dichiarato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, non arriva però solo dai fiumi. Si stima infatti che un quinto della plastica sia gettato in mare da pescatori, navi e piattaforme petrolifere.
È previsto proprio in questi giorni, dal 23 al 25 ottobre, un summit a Roma in cui si riuniscono per la prima volta le autorità dei più grandi fiumi globali. L’obiettivo del vertice, chiamato I grandi fiumi del mondo si incontrano e organizzato dal ministero dell’Ambiente, è quello di trovare soluzioni per salvaguardare le risorse idriche, minacciate da inquinamento e cambiamenti climatici.
Nel corso dell’evento, a cui partecipano le autorità deputate alla gestione dei 47 principali bacini idrici mondiali, i comuni che vi si affacciano e le grandi istituzioni finanziarie, sarà presentata l’Alleanza delle imprese italiane per l’acqua e il clima, alla quale hanno aderito tutte le più importanti aziende del Paese. Al termine del summit sarà infine firmata dai gestori dei bacini idrici una Dichiarazione di Roma che chiederà che anche l’acqua entri nei negoziati sul clima della Cop23 di Bonn a novembre.
“Riuniremo a Roma i rappresentanti di tutti i grandi fiumi dal mondo ad affrontare i temi dei cambiamenti climatici e di come la scarsità d’acqua in certe stagioni e la troppa acqua in altre stagioni provochi il 90 per cento dei disastri ambientali del mondo – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti prima dell’incontro. – Lo faremo con uno spirito diverso, sapendo che o vinciamo tutti insieme, o perdiamo tutti insieme. Dobbiamo prima di tutto metterci d’accordo tutti su cosa fare e come fare. La Dichiarazione di Roma sui fiumi darà le linee guida principali su come comportarsi. Il messaggio etico morale è fortissimo: o cominciamo a mettere le politiche ambientali come priorità di tutti i paesi, oppure gli eventi climatici ci trascineranno verso un mondo peggiore e pericoloso”.
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