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Parte un carico di bombe dall’Italia per l’Arabia Saudita il giorno in cui l’Ue premia Raif Badawi, blogger saudita arrestato per aver esercitato la libertà di parola.
Il 29 ottobre un carico di bombe made in Italy è partito dalla Sardegna con destinazione l’Arabia Saudita. Lo ha denunciato Amnesty International Italia, l’organizzazione che da anni si batte per la difesa dei diritti umani nel mondo. Amnesty ha chiesto al governo italiano di non inviare armamenti in Arabia Saudita perché la nazione è impegnata in un conflitto in Yemen senza alcuna autorizzazione internazionale. Lo stesso giorno in cui sono state inviate le armi, l’Unione europea ha deciso di assegnare il premio Sacharov al blogger Raif Badawi per il suo impegno nella difesa della libertà di parola in Arabia Saudita.
Il premio Sacharov, istituito nel 1988, viene assegnato ogni anno per riconoscere il contributo di un individuo nella lotta per i diritti umani in tutto il mondo. Badawi si trova in carcere dal 2012 per aver criticato i vertici religiosi del paese ed è stato condannato nel 2014 per oltraggio all’Islam e apostasia portate avanti attraverso il suo blog, Free Saudi liberals (liberate i liberali sauditi), dove chiedeva maggiore libertà di espressione criticando alcuni esponenti religiosi sauditi.
In Arabia Saudita tutti i cittadini sono tenuti a praticare l’Islam e la libertà di religione non è garantita. Le corti hanno così condannato Badawi a dieci anni di carcere e mille frustate. Nel gennaio del 2015 ha ricevuto 50 frustrate in pubblico, di fronte a una moschea. Sua moglie e i suoi tre figli hanno ricevuto diverse minacce di morte e sono dovuti fuggire in Canada.
Il carico di armi è partito dall’aeroporto Elmas di Cagliari con destinazione la base militare di Taif lo stesso giorno in cui è stato annunciata l’assegnazione del premio. Il Boeing 747 della compagnia azera Silky Way era carico di bombe che, con ogni probabilità, sono state fabbricate nello stabilimento dell’azienda tedesca Rmw di Domusnovas, a Ghedi. L’aereo in partenza dalla Sardegna e il suo carico esplosivo sono stati fotografati da diverse persone tra cui il senatore Roberto Cotti, che ha diffuso l’immagine su Twitter.
Ecco quello avviene adesso all’aeroporto civile di Cagliari-Elmas, si caricano.Forse avevano finito le munizioni pic.twitter.com/auLUnYScfs
— R.Cotti a 5 stelle (@cotti5stelle) October 29, 2015
“Ribadiamo la nostra richiesta al governo italiano di sospendere l’invio di bombe e armamenti a tutti i paesi militarmente impegnati nel conflitto in Yemen”. Questo l’appello della Rete italiana per il disarmo, di Amnesty International Italia e dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di difesa e sicurezza (Opal) di Brescia. Esistono prove, infatti, che nel confronto militare che contrappone i ribelli sciiti Houthi e le forze fedeli al governo di Abdel Rabbo Monsour Hadi in Yemen siano stati usati ordigni arrivati dall’Italia.
Nel conflitto yemenita sono morte quasi seimila persone da marzo. La metà sono civili in gran parte uccisi dai raid militari condotti dalla coalizione guidata dai sauditi. Più di 15 milioni di persone ha bisogno di aiuto secondo le Nazioni Unite.
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha condannato i bombardamenti che hanno colpito, tra le altre cose, persino un ospedale di Medici senza frontiere nella provincia di Sa’dah in Yemen il 28 ottobre, e ha esortato tutte le parti del conflitto a rispettare le convenzioni internazionali sulla protezione dei civili.
Firma anche tu la petizione di Amnesty International per chiedere al governo italiano di non trasferire armi ai paesi che stanno bombardando lo Yemen.
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