
Da secoli, il frutto dell’ume viene coltivato a Minabe e Tanabe in armonia con i boschi cedui e gli insetti impollinatori: un metodo riconosciuto dalla Fao.
Qui vi spieghiamo di cosa tratta un’allevamento convenzionale .
L’allevamento convenzionale :
Alimentazione: Nei mangimi sono sempre andate a finire sia
farine proteiche che i grassi di scarto derivati dal trattamento
delle carcasse degli animali.
Sino a qualche tempo fa i bovini hanno consumato cocktail
pericolosi: farine di pesce e farine animali importate.
Ora, chiaramente con l’emergenza BSE i mangimi animali sono
proibiti. Quelli ancora in circolazione vengono distrutti.
Nonostante la moratoria per la sperimentazione degli OGM in campo
aperto attualmente in vigore in Italia, la stragrande maggioranza
degli OGM importati in Italia vanno a finire proprio nei mangimi
animali.
Spazio e ricoveri degli animali Box e gabbie dalle
dimensioni assai ridotte. Non si fa caso al numero di animali che
compongono l’allevamento e non c’è limitazione alle ore di
illuminazione artificiale (la luce sempre accesa spinge gli animali
a restare svegli per mangiare e crescere più
velocemente).
Vitelli legati a catena e che non vedono mai la luce del sole.
Mutilazioni: Assenza di restrizioni. Ad esempio vengono
tagliate le ali ai polli per evitare che volino e le corna ai
bovini per evitare che si feriscano tra loro all’interno di stalle
affollate.
Cure farmacologiche: Non è consentita la
somministrazione di sostanze utilizzate per favorire la crescita o
che neutralizzano l’attività sessuale. Gli ormoni (sostanze
che accelerano la crescita dell’animale) sono però solo
teoricamente vietati, in quanto in Italia il Decreto Legislativo n.
118 del 27/1/92 concede che vengano somministrati “a scopo
terapeutico e nel periodo successivo al parto”.
Non sono previsti divieti nell’uso di chemioterapici.
Massimo Ilari
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