La giustizia come amore assoluto

Sant’Agostino, la cui filosofia, al di là della questione del credere o meno, si nutre di una straordinaria sensibilità moderna, vede nell’amore verso se stessi, gli altri e l’Assoluto il culmine della vera giustizia.

Agostino ha mostrato come pochi altri pensatori il nascere
spontaneo della filosofia dalla vita: è, infatti, nella
concreta esistenza di ogni giorno che l’uomo lotta, ama, dubita,
soffre, gioisce?
Un uomo in “carne ed ossa” che cerca, in definitiva, di articolare
un discorso di senso che riconduca ad unità il suo
frammentato, malcerto stare al mondo.

In questo senso, l’uomo storico è libero e, quindi,
può determinare la propria vita secondo due dimensioni
fondamentali:
– Vivere secondo il giudizio degli uomini, scambiando i beni di
questo mondo con l’Assoluto e finendo, quindi, per ritenere giusto
ciò che è conveniente al nostro amor proprio, al
nostro interesse, al nostro io ipertrofico;
– Vivere secondo il giudizio di Dio, in modo da attuare la
più alta forma di giustizia verso se stessi, gli altri e
l’Assoluto, ovvero misurare il valore delle cose sulla base
dell’amore. Un amore radicale, assoluto, oblativo, capace di
rendere davvero giustizia ad ogni volto che incontriamo, fino al
Volto di ogni volto.

Ma ecco, a conferma di quanto abbiamo detto, le superbe parole
di Agostino nel suo Commento alla prima lettera di Giovanni:
“Considerate bene ciò che vi raccomandiamo, perché le
azioni degli uomini non si distinguono se non dalla radice
dell’amore. Infatti, possono succedere molte cose che in apparenza
sono buone, ma che non derivano dalla radice dell’amore. I fiori
hanno anche delle spine. Alcune cose, in verità, sembrano
aspre e crudeli, ma esse hanno come fine la disciplina e sono
dettate dall’amore. Dunque, una volta per tutte, ti viene proposto
un breve precetto: ama, e fa’ quello che vuoi. Se tu taci, taci per
amore; se tu parli, parla per amore; se tu correggi, correggi per
amore; se tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice
dell’amore; da questa radice non può derivare se non il
bene”.

Fabio Gabrielli

Immagine: Benozzo Gozzoli,
Sant’Agostino legge la lettera di San Paolo

 

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