Orto

Pacciamatura per orto e giardino. Come farla in modo naturale

Tutto ciò che c’è da sapere sulla pacciamatura, o mulch, ossia la copertura del suolo con sostanze organiche per ostacolare la germinazione dei semi di piante infestanti.

di Mimmo Tringale

Cosa significa pacciamatura e a cosa serve?

Una volta distribuito sul terreno che si vuole bonificare, lo strato di pacciame, costituito da paglia, segatura, scorze di conifere, foglie e altri materiali organici, forma un evidente ostacolo alla germinazione dei semi di infestanti sempre presenti nel terreno.

Grazie alla scarsa quantità di luce che filtra attraverso la copertura del suolo, la dormienza dei semi non viene interrotta e le poche piante che riescono a svilupparsi in un ambiente così sfavorevole presentano uno sviluppo esile e stentato e sono pertanto facilmente eliminabili senza grande sforzo.

Qual è il momento migliore per effettuare la pacciamatura?

Per ottenere i migliori risultati è necessario effettuare la pacciamatura al momento giusto. Una copertura precoce del suolo può ostacolare la crescita delle piante coltivate, “raffreddare” il suolo, o peggio ancora aumentare l’umidità dello strato superficiale del terreno facilitando l’insorgere di malattie fungine. Al contrario una copertura tardiva, effettuata quando già oramai le infestanti si sono affermate, riduce notevolmente l’effetto diserbante della pacciamatura.

suolo pacciamatura orto terreno
Una volta distribuito sul terreno, lo strato di pacciame, costituito da paglia, segatura, scorze di conifere, foglie e altri materiali organici, forma un ostacolo alla germinazione dei semi di infestanti.

Fattori da considerare quando si esegue la pacciamatura

La pacciamatura va eseguita tenendo conto principalmente di due fattori: la temperatura del suolo e lo sviluppo delle colture. Il suolo va coperto solamente dopo che le colture in atto abbiano formato le prime 4-5 foglioline e comunque mai prima della fine di aprile. Nelle regioni caratterizzate da primavere fredde e umide la pacciamatura può ridurre l’effetto benefico delle radiazioni solari, particolarmente preziose alla fine dell’inverno. Quindi a eccezione dei climi caldo-aridi, la copertura del suolo va effettuata verso la tarda primavera, quando le piantine hanno avuto modo di affermarsi e il pericolo di un eccessivo ristagno di umidità è oramai cessato. Solo rispettando queste semplici precauzioni, la pacciamatura rappresenterà un reale vantaggio per le colture e un efficace metodo di controllo delle infestanti.

Cos’è la “pacciamatura vivente” e con quali piante si fa

Una particolare forma di pacciamatura è costituita dalla coltivazione di piante come le leguminose (senape, trifoglio bianco e trifoglio subterraneo in particolare), la phacelia, gli spinaci e altre specie in grado di ostacolare lo sviluppo delle infestanti e di arricchire, se interrate poco prima della fioritura, il suolo di sostanza organica e di azoto. Un gran numero di piante possono essere utilizzate a questo scopo, gli unici due requisiti necessari sono la capacità di prosperare anche se seminate molto fitte e un’elevata velocità di germinazione. La cosiddetta “pacciamatura vivente” puo’ essere utilizzata sia per tenere puliti gli interfilari e tutti gli spazi lasciati liberi dalla coltivazione, sia per ripulire dalle infestanti una superficie di terreno destinata a essere coltivata in un secondo tempo.

pacciamatura leguminose
Una particolare forma di pacciamatura è costituita dalla coltivazione di piante come le leguminose che ostacolano lo sviluppo delle infestanti e arricchiscono il suolo di sostanza organica e di azoto © pixabay

La pacciamatura risulta particolarmente efficace nei confronti delle infestanti perenni come l’achillea, la malva canapina, l’altea, il gigaro, il cardo selvatico, la vitalba, il vilucchio, la gramigna, l’equiseto, il mentastro, la fitolacca, la piantaggine ecc. In questi casi è consigliabile ricoprire l’area infestata, in modo continuativo, per almeno uno-due anni con uno spesso strato di pacciamatura distribuita a fine febbraio e rinnovata ogni sei mesi. Una cura di questi tipo, applicabile ovviamente solamente su superfici di modesta entità, rappresenta la soluzione più efficace per eliminare le infestanti più invadenti e aggressive.

Spesso l’eccessivo sviluppo delle infestanti è favorito anche dalle cattive condizioni del suolo che va adeguatamente ammendato se si vuole facilitare l’affermazione delle piante coltivate. Così la diffusione della coda cavallina (Equisetum arvense) o del mentastro (Mentha sylvestris) potrà essere frenata con efficacia con un buon drenaggio, mentre lo sviluppo delle piantaggini (Plantago lanceolata e P. major) è segno evidente di un terreno troppo costipato bisognoso di una profonda aereazione.

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