La psicologia incontra la spiritualità

Nello studiare la natura dell’essere umano la scienza aveva sinora trascurato di prenderne in considerazione gli aspetti pi

“Ogni essere umano é parte di un
insieme
chiamato universo inteso come spiritualità. Egli sperimenta i suoi
pensieri ed i suoi sentimenti come qualche cosa di separato dal
resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Un’illusione
che diventa una prigione. Il nostro compito deve essere quello di
liberare noi stessi da questa prigione, allargando il nostro
circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includervi tutte le
creature viventi e la natura intera nella sua bellezza”.

Sono parole di Albert Einstein, che invitano ad avviare anche dal
punto di vista individuale la stessa rivoluzione a cui egli ha
scatenato nel mondo della scienza. Se la teoria della
relatività ha rivelato che “materia eguale energia”,
suggerendo una possibile alternativa al dualismo ormai così
radicato nella cultura occidentale, alcune scuole di psicologia
contemporanea stanno finalmente scoprendo e studiando anche la
polarità energetica dell’uomo, riconoscendo che esperienze
prima peculiari di eroi e santi, sono invece potenzialità
proprie della natura umana. Scopriamo così di possedere, pur
nella nostra unità di fondo, una duplice natura, una fisica
ed una energetica, una materiale e una
spirituale
, proprio come la realtà, così
rivelata da Einstein.

Fino a che di noi stessi conosceremo solo la parte più
superficiale e apparente, sino a quando ci limiteremo a
riconoscerci nella nostra componente personale, separata dal resto,
sentiremo, prima o poi, il peso di una grande mancanza, di una
solitudine spesso indecifrabile, incomprensibile, possibile causa
di malattie o gesti sconsiderati. Nella sua autobiografia Carl
Gustav Jung sostiene, dopo una vita passata ad analizzare migliaia
di casi, che più del 90% della sofferenza psicologica, in
questi nostri tempi, ha un origine
spirituale
.

Quando, anche all’apice del successo e della fortuna materiale,
comincia a sorgere un profondo senso di insoddisfazione, di
indifferenza, di disagio e di noia, non è ancora “la fine
del mondo”, ma può sicuramente essere l’inizio di qualche
cosa di nuovo che cerca di manifestarsi in noi. Nel periodo in cui
viviamo si soffre prevalentemente di “repressione del sublime”, di
mancato riconoscimento, cioè di tutto ciò che, in
ognuno di noi, tende verso orizzonti più ampi, superando gli
angusti confini
della personalità
.

La psicologia che si sta occupando seriamente di studiare e
conoscere questa dimensione dell’uomo si è definita
transpersonale“,
coniando così un termine più laico e meno incline a
fraintendimenti del termine “spirituale”, pur essendone
sostanzialmente un sinonimo.

Marcella
Danon

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