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Ore di angoscia per i familiari dei lavoratori sequestrati a Damasco dallo Stato Islamico mentre lavoravano in una fabbrica di cemento.
Notizie frammentate, seguite da conferme poi smentite. È ancora incerta la sorte di 175 operai di una fabbrica di cemento rapiti dal sedicente Stato Islamico durante un’offensiva a nord-est di Damasco. Nella giornata di venerdì 8 aprile fa l’agenzia di stampa Reuters, citando fonti militari siriane, aveva scritto che i lavoratori erano stati uccisi. Ma la notizia è stata successivamente smentita dai vertici dell’esercito stavolta dall’agenzia governativa Sana.
#Syria: ISIS militants abducted around 300 cement factory workers in Damascus on Thursday https://t.co/K08x2ZzCpj pic.twitter.com/5ZRyeGDCMN
— HRF (@HRF) 8 aprile 2016
C’è confusione anche sul numero dei rapiti. Ieri fonti governative parlavano di 300 persone ma secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) 140 persone sarebbero riuscite a fuggire, mentre altre 170 sarebbero nelle mani del Califfato. Secondo le ricostruzioni fornite dalla stampa locale, i lavoratori sarebbero stati sequestrati dai jihadisti durante la notte, mentre si trovavano nei dormitori collegati alla fabbrica di cemento di Al Badiyah, alle porte di Dumeir, 25 chilometri a nord-est della capitale. Poche e frammentate anche le informazioni relative agli autori dell’operazione: fonti locali parlano di un gruppo chiamato Jaysh Tahrir al-Sham, ma su cui al momento non ci sono conferme.“Abbiamo provato a metterci in contatto con loro, ma nessuno risponde” hanno raccontato all’agenzia Sana alcuni residenti.
UPDATE: Reuters has retracted a report on ISIS killing 175 cement factory workers near Damascus #Syria.https://t.co/84yWqIuLcT
— Conflict News (@Conflicts) 8 aprile 2016
Il sequestro avviene ad una settimana di distanza dalla riconquista del sito Unesco di Palmira e sembra far parte di una massiccia controffensiva lanciata dallo Stato Islamico. Oltre a Dumeir, sede di una base militare, i combattenti sotto i vessilli neri hanno attaccato la diga e la centrale elettrica di Tishreen, una dozzina di chilometri da Damasco.
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