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Le nuove generazioni pensano a come ridurre lo spreco di cibo. Ecco i vincitori di Think Eat Save
Il concorso lanciato dall’Unep e rivolto a tutti gli studenti delle scuole a livello globale ha premiato le migliore idee, realizzate dagli adulti di domani.
Sono tre i gruppi di studenti premiati dal concorso Think Eat Save, lanciato dall’Unep (United nations environment programme), in collaborazione con la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite e la Save Food Initiative. Provenienti rispettivamente da Francia, Messico e Regno Unito hanno vinto per creatività, impegno e originalità. La lotta allo spreco di cibo nelle scuole il tema dell’iniziativa, che ha visto la partecipazione di circa 470 scuole provenienti da quasi 80 Paesi nel mondo.
“Il livello di partecipazione è stato molto incoraggiante, il che dimostra come la questione abbia una certa risonanza in tutti i ceti sociali”, ha detto Lucita Jasmin, responsabile della campagna Unep. “Le proposte degli studenti, dalle elementari fino all’università, offrono un ventaglio di idee e di possibili soluzioni che potranno promosse e replicate in scala e in varie scuole e altre organizzazioni”.
I vincitori hanno creato applicazioni, tracciato il cibo che veniva sprecato nelle loro scuole, incoraggiando i compagni a cambiare le loro abitudini alimentari e usando i social media per diffondere il messaggio.
What the food
La squadra, capitanata dalla francese Julia Tess, ha ideato un’applicazione che collegherà gli studenti con i ristoranti intorno al campus. In questo modo saranno noti i pasti da dover preparare quotidianamente, riducendo il cibo sprecato. Il team ha inoltre avviato attività di prevenzione e sensibilizzazione per la riduzione degli sprechi.
Sullivan Grow and Appreciated
Anna Borges, messicana, era alla guida della squadra classificatasi seconda. Il gruppo ha misurato la quantità di cibo che veniva sprecato nella mensa, lavorando a contatto con gli alunni che spesso non finivano il proprio pranzo. Hanno procurato loro dei semi e coltivato alcuni ortaggi, in modo tale da comprendere il lavoro e le risorse necessarie per produrre il cibo che troppo spesso veniva lasciato nel piatto.
Eat My Words
Guidata da Catherine Brogan, inglese, la squadra ha organizzato gare di slam poetry (una sorta di competizione in versi), utilizzato i social media e raccolto il cibo che altrimenti sarebbe finito nella spazzatura per organizzare eventi nei quali si dimostrava come le pietanze fossero ancora in perfetto stato e ottime per un pranzo.
“Siamo solo agli inizi. Speriamo che le scuole continuino con il loro tentativo di ridurre, se non eliminare, i rifiuti alimentari e di creare così una mentalità più consapevole sul tema dell’alimentazione sostenibile”, ha concluso Julia Tess.
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