Le lucciole, segnali d’estate

Piccole luci bianche volteggiano nel buio nelle notti d’estate. Sono i maschi della famiglia dei Lampiridi.

La luce che emana dalle lucciole è prodotta da organi
costituiti da tre strati: il più interno è composto
da cellule con citoplasma ricco di cristalli di acido urico e ha la
funzione di “riflettore”; lo strato intermedio è composto da
cellule luminose con il citoplasma molto ricco di mitocondri nei
quali si sviluppano le reazioni chimiche che portano alla emissione
di luce; il terzo strato è costituito da un velo
trasparente.

La luminosità deriva da una serie di reazioni che,
utilizzando l’energia che deriva dall’ATP (adenosintrifosfato)
quando si trasorma in ADP (adenosindifosfato), portano alla
trasformazione del sistema luciferina-luciferasi in un composto
instabile che tende a ritornare allo stato fondamentale con la
liberazione di un fotone.
Per l’accensione e lo spegnimento della “lanterna”, l’insetto non
deve far altro che aumentare o diminuire l’afflusso di ossigeno
all’interno dello strato intermedio.

Il perché della loro produzione luminosa è da
ricercare nella continuazione della specie. Il maschio volando
lentamente esibisce una particolare intensità e modulazione
di luce. Altrettanto fa la femmina al suolo o arrampicata su di uno
stelo, essendo essa priva di ali. Quando un maschio ed una femmina
lampeggiano con lo stesso ritmo e con la stessa intensità
luminosa è come se si fossero reciprocamente dichiarati.

Ma c’è un altro aspetto della vita di questi animaletti poco
conosciuto e importantissimo: l’alimentazione.
Date le minuscole dimensioni delle lucciole (7 mm per il maschio,
13 mm per le femmine), la mancanza d’organi difensivi od offensivi
apparenti, si sarebbe portati a pensare ad un animale pacifico,
vegetariano.
In realtà la lucciola è un carnivoro dei più
temibili e dai gusti esclusivi e raffinati: si ciba esclusivamente
di molluschi quali le comunissime chiocciole.
Come tutti i coleotteri anche la lucciola è dotata di
mandibole a tenaglia, seppure di dimensioni ridottissime.
La tecnica di caccia consiste nel pizzicare con le proprie
mandibole la vittima, iniettandole una potente sostanza
anestetizzante, in dosi infinitesimali, ma sufficienti a
paralizzarla istantaneamente, in modo che non si ritragga
ulteriormente nel guscio.
A questo punto si attiva un enzima, presente nel liquido iniettato,
che predigerisce le carni della chiocciola trasformando la massa
muscolare in un liquido che verrà letteralmente succhiato
dalla lucciola, usando le stesse mandibole cave come una pompa
aspirante.

 

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