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Un tuffo nella nostra storia risorgimentale con uno sguardo enogastronomico! Ecco che cosa bevevano e mangiavano i padri dell’Unità d’Italia.
Abbiamo studiato il Risorgimento e i suoi protagonisti. Li abbiamo immaginati combattere in nome della patria. Li abbiamo visti in lungo e in largo per la penisola, ma qui si fermano e… mangiano!
In alcuni casi è stata ricostruita la cucina e i possibili gusti alimentari dalla regione o dalla città di provenienza del patriota. In altri casi invece gli autori hanno avuto compito facile, perché alcuni personaggi hanno scritto o comunque tramandato i propri gusti alimentari. Leggendo il libro storico-gastronomico “Qui mangiava Garibaldi”, si passa dalla cassoela di Carlo Cattaneo, ai tajarin di Vittorio Emanuele II, ai gianduiotti di Cavour al timballo di maccheroni di Ferdinando II.
Garibaldi era astemio, il suo piatto preferito era pane e formaggio pecorino, accompagnato in stagione da fave fresche. Il dessert che amava erano le gallette di marinaio con uva passa, cui si ispirano i “biscotti di Garibaldi” in vendita ancora oggi nei negozi inglesi. Pensate, sempre lui fu il precursore della moda del sushi, visto che amava il pesce crudo. Al figlio avuto dal suo matrimonio morganatico con la Bela Rosin si deve il fatto che Fontanafredda è ormai sinonimo di vino. Non dimentichiamo inoltre che una delle residenze del re, quella di Pollenzo, è oggi sede dell’Università di scienze gastronomiche.
Passando a Cavour, lo statista amava la buona cucina, pranzava in uno dei ristoranti migliori di Torino, il Ristorante del Cambio, che ancora oggi custodisce il “suo” tavolo. Sempre lui diceva “cattura più amici la mensa che la mente”, amministrava varie proprietà agricole e contribuì allo sviluppo del Barolo , importando dalla Borgogna le tecniche più avanzate di vinificazione. Beveva il “bicerin”, tipica bevanda torinese a base di cioccolato, caffè, crema di latte.
Mazzini invece era golosissimo di cioccolato e torte, si dice che durante il periodo dell’esilio francese ripetesse: “Il cioccolato ha mille pregi:consola dai fallimenti, dai tradimenti, dalle ingiurie della vita, dalla malinconia per le passioni perdute e per quelle mai avute”.
Diversi ristoranti conservano le ricette ottocentesche descritte nel libro e al termine di ogni capitolo dedicato ad ogni eroe risorgimentale (in tutto sono sedici quelli presi in considerazione) si trovano indirizzi e nomi di riferimento. Insomma, leggendo questo libro si vede il Risorgimento con un occhio diverso. Viene letteralmente l’acquolina in bocca, perciò non stupitevi se leggendo ad esempio le strategie dello statista Cavour, vi prenda una gran voglia di cioccolato, di bicerin e di gianduiotti!
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