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Una ghianda. Un deserto che si trasforma in bosco. Il bellissimo libro di Jean Giono ci narra di come i piccoli gesti possano cambiare ciò che ci circonda.
È il libretto di Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, una piccola storia che si legge una sera, ma grande come l’impresa di far diventare verde e fertile una terra desolata. C’è l’amore per la natura, la terra e il mondo. La semplicità di un piccolo gesto, la semina di un seme. La delicatezza di un acquarello, la potenza di una grande avventura.
Jean Giono è nato a Manosque, in Provenza, nel 1895, in una famiglia d’origine italiana. È vissuto quasi sempre nella sua terra d’origine, dove è morto nel 1970. Tra le sue opere, Collina (1929); Lettera ai contadini sulla povertà e la pace (1938), il suo manifesto morale, e Il bambino che sognava l’infinito (postumo, 1978), un piccolo racconto perfetto.
“Il pastore che non fumava prese un sacco e rovesciò sul tavolo un mucchio di ghiande. Si mise a esaminarle l’una dopo l’altra con grande attenzione, separando le buone dalle guaste. Gli proposi di aiutarlo. Mi rispose che era affar suo. In effetti, vista la cura che metteva in quel lavoro, non insistetti. Fu tutta la nostra conversazione. Quando ebbe messo dalla parte delle buone un mucchio abbastanza grosso di ghiande, le divise in mucchietti da dieci. Così facendo, eliminò ancora i frutti piccoli o quelli leggermente screpolati, poiché li esaminava molto da vicino. Quando infine ebbe davanti a sé cento ghiande perfette, si fermò e andammo a dormire”.
Per ritrovare, in una fiaba di oggi, il coraggio, la cura, il rispetto, anche lo stupore persi nella vita quotidiana. Per ritrovare la consapevolezza che… si può fare, che basta poco, basta un gesto.
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