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Piogge, inondazioni, sovrappopolamento. Il governo dell’Indonesia vuole trasferire la capitale da Giacarta ad un luogo considerato più sicuro.
Aggiornamento 19 gennaio 2022 – La nuova capitale dell’Indonesia si chiamerà Nusantara. E ad oggi ancora non esiste. Il parlamento della nazione asiatica ha approvato l’addio all’attuale capitale, Giacarta, e l’edificazione della nuova, che sorgerà a circa duemila chilometri di distanza, sull’isola del Borneo. Il progetto era già stato annunciato nel 2019 dal presidente Joko Widodo.
Nusantara occuperà più di 56mila ettari, inizialmente, e potrebbe raggiungere i 256mila ettari. Le autorità indonesiane hanno affermato che la città sarà concepita al fine di essere “ad emissioni zero”: “Si tratterà di una capitale intelligente, che potrà rappresentare un centro per l’innovazione”. Il budget messo a disposizione per il progetto equivale a circa 33 miliardi di dollari; i lavori dovrebbero cominciare quest’anno.
Le inondazioni che hanno colpito nei mesi scorsi l’Indonesia hanno provocato decine morti. I danni materiali, inoltre, sono stati enormi. E migliaia e migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case: duemila soltanto nella capitale, Giacarta.
Una situazione, quella della metropoli asiatica, che da anni continua a precipitare, a causa dei cambiamenti climatici. I cui effetti sono particolarmente evidenti in questa regione, con piogge torrenziali e tsunami che si moltiplicano. Così, il governo indonesiano sta riflettendo ad una soluzione drastica: spostare la capitale al di fuori dell’isola di Java.
Indonesia made a stunning announcement that it will relocate its capital from Jakarta, validating warnings about catastrophic flood risk due to sinking land and rising seas. @ClimateReality @UNFCCC @GretaThunberg @WeDontHaveTime0 #ActOnClimate #signMAPS https://t.co/qIBYluPjSN
— Rituraj Phukan (@riturajphukan) 13 maggio 2019
“Analizzando i nostri modelli – ha spiegato Heri Andreas, esperto di gestione del suolo, parlando alla Bbc nell’agosto del 2018 – possiamo affermare che, di qui al 2050, circa il 95 per cento della porzione settentrionale di Giacarta verrà sommerso”. La situazione della capitale è d’altra parte particolarmente critica a causa del fatto che, già oggi, circa il 40 per cento del territorio è situato al di sotto del livello del mare.
E quest’ultimo è destinato inesorabilmente a crescere nei prossimi decenni, a causa dello scioglimento dei ghiacci polari. Un processo che durerà secoli, secondo quanto indicato dallo Special Report Sr15 pubblicato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) nell’ottobre del 2018.
Inoltre, la porzione nord della città è letteralmente sprofondata negli ultimi dieci anni, a causa di uno sviluppo urbano gigantesco e caotico. “L’estrazione di acqua dalle falde ha raggiunto livelli senza precedenti”, ha spiegato Fook Chuan Eng, specialista della Banca mondiale, parlando all’agenzia Reuters. “Gli abitanti – ha aggiunto – scavano sempre più in profondità. E il livello del suolo di abbassa”.
Much of Jakarta is below sea level and prone to flood, with sea-level rise increasing risks. That’s one reason Indonesia plans to pick a new capital city. https://t.co/TXjmP7QOgN
— John Upton (@johnupton) 30 aprile 2019
Per questo il presidente Joko Widodo ha invitato i propri concittadini a scegliere la città che preferiscono come nuova capitale dell’Indonesia. Secondo la stampa locale, la nuova sede del governo potrebbe alla fine essere fissata a Palangka Raya, sull’isola del Borneo. La decisione, tuttavia, non convince tutti.
Esiste infatti un problema finanziario: secondo la stampa internazionale, spostare tutte le sedi amministrative potrebbe comportare un lavoro lungo un decennio e costare fino a 33 miliardi di dollari. Inoltre, c’è chi si domanda se si tratti della strategia giusta: “Così non si risolve il problema – ha osservato al quotidiano The Guardian Elisa Sutanudjaja, direttrice del Centro di studi urbani di Rujak -. Giakarta è simile a com’era Tokyo negli anni Sessanta, con i crolli nel suolo, le inondazioni, le catastrofi naturali e il sovrappopolamento. Se si vuole affrontare sul serio la questione, occorrono soluzioni, non fughe”.
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