Guerra in Ucraina. La storia di un insegnante russo finito in carcere russo per un post

9 giorni di carcere per un post sul popolare social network russo VKontakte. “Qui è difficile parlare di guerra”, la testimonianza di un insegnante russo.

Sono passati ormai più di 4o giorni da quando è iniziata la guerra in Ucraina. E sono poche le notizie che ci giungono dalla Russia. Se non quelle dai canali indipendenti rimasti o da quelli sui social come Telegram. E poco ci è dato sapere di cosa pensa parte dell’opinione pubblica sull’invasione dell’Ucraina. Siamo riusciti a contattare Petr, 33 anni, residente a Mosca. È insegnante di scienze sociali in una scuola superiore e poche settimane fa è stato arrestato dalla polizia a causa di un post sul proprio profilo personale di VKontakte, il maggiore social media russo.

Proteste in Russia, VKontakte
Dimostranti in Russia contro la guerra in Ucraina © Telegram

Cosa è successo poche settimane fa? Perché sei stato arrestato?
Ho ripostato un post pubblico di Alexei Navalny e subito dopo ho partecipato ad un meeting contro la guerra in Ucraina. Non era la prima volta che partecipavo ad una protesta, ma negli anni scorsi sono sempre riuscito a fuggire dalla polizia. Questa volta stavo camminando per le strade della città e sono stato arrestato, caricato in auto e portato ad una vicina stazione di polizia. E lì sono stato in prigione per nove giorni, non per il meeting ma per il post su VKontakte e l’organizzazione della protesta.

Come sei stato trattato?
Sono venuto a conoscenza che questa prigione su Google Maps aveva cinque stelle e in effetti la sistemazione non era così terribile. Eravamo dieci persone in una stanza, sette delle quali erano presenti alla stessa protesta. Abbiamo parlato, dormito parecchio, letto alcuni libri, e giocato con alcuni giochi da tavolo e scacchi. Potevamo usare la doccia solo una volta la settimana.

Dovrai affrontare un processo?
Ho già affrontato due processi, nel primo ho avuto nove giorni di carcere e con il secondo una multa di 15mila rubli (circa 160 euro al cambio attuale, ndr). Ho richiesto l’appello ma ad oggi non so ancora nulla.

Mi confermi che i social media più popolari come Facebook e Instagram non sono accessibili da Mosca?
Sì, ma grazie alle connessioni VPN riusciamo ancora ad utilizzarli. Ma se si posta in quei canali si è passibili di arresto perché sono considerati delle organizzazioni estremiste. Come il terrorismo.

Come sta rispondendo dunque l’opinione pubblica all’invasione dell’Ucraina. Cosa pensa la gente?
Qui sembra non stia accadendo nulla, perché la vita continua come tutti i giorni. Nonostante ciò io e i miei amici ci rendiamo conto che qualcosa di grave sta accadendo. Facciamo davvero fatica pensare al futuro, perché non sappiamo cosa aspettarci dal presidente. Sai, non sarei sorpreso se decidesse di iniziare una guerra nucleare. Purtroppo alcuni dei miei colleghi insegnanti supportano la guerra e quindi è davvero difficile discuterne. Anche con i ragazzi è difficile parlarne, ma l’altro giorno in una chat di classe ho trovato più di duecento messaggi in cui si discuteva della guerra. Nessuno di loro supporta la guerra, ma quello che si chiedono è: “Cosa possiamo fare noi?”, “Possiamo fare qualcosa?”. Negli ultimi tempi potresti chiedere alle persone se sono d’accordo con la guerra e risponderebbero di sì. Ma quel “sì” significa “per favore non farmi parlare di questo perché è troppo pericoloso”. Qui non si parla di guerra, è pericoloso usare quella parola. Si parla di “operazione speciale”.

Che canali usi per restare informato su ciò che sta accadendo?
Leggo Meduza, e guardo anche i canali ucraini, anche se non so se domani sarà ancora possibile. Infatti Novaya Gazeta (altra testata indipendente) ha appena chiuso. E utilizzo molto i canali Telegram.

Non temi che il comportamento del tuo paese lo porterà ad essere sempre più isolato dal resto del mondo, rischiando di diventare una dittatura?
È già una dittatura, sono anni che non ci sono libere elezioni. Se fino a poco tempo eravamo più vicini alla Cina, in un mercato globalizzato, ora siamo molto più simili alla Corea del Nord.

Cosa ti aspetti ora?
Ho ancora speranza. Non tutti sono pro Putin e non tutti vogliono ancora questo governo. Ma i russi e l’élite sono spaventati, ma ho fiducia in un futuro migliore. Anche se domani la guerra finisse, avremo comunque un enorme distruzione delle città ucraine e il logoramento delle relazioni tra Russia e Ucraina.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Transnistria, la polveriera che rischia di esplodere al di là del fiume

Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Ucraina, pochi chilometri più ad ovest c’è una polveriera che rischia di esplodere. È l’autoproclamata Repubblica Moldova di Transnistria, patria di secessionisti che da più di trent’anni continuano ad aggrapparsi ai resti del sogno sovietico.