
L’Agenzia europea per l’ambiente ha valutato le perdite in termini economici e di vite legate agli eventi estremi tra il 1980 e il 2023.
Secondo Legambiente, da gennaio a luglio in Italia ci sono stati 132 eventi climatici estremi, il numero più alto degli ultimi 10 anni.
L’Italia è sempre più soggetta a eventi climatici estremi. Da gennaio a luglio di quest’anno, infatti, sono stati registrati 132 eventi di questo tipo, il numero più alto della media annuale dell’ultimo decennio. Un record nel record (negativo). La denuncia arriva dall’associazione Legambiente che ha diffuso i nuovi dati della mappa del rischio climatico, nell’ambito dell’Osservatorio Cittàclima. A preoccupare è anche il dato complessivo degli ultimi anni: dal 2010 a oggi, nella nostra penisola si sono verificati 1.318 eventi estremi. Gli impatti più rilevanti si sono registrati in 710 comuni italiani.
Nello specifico, in questi anni, si sono registrati 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni da trombe d’aria, 157 danni alle infrastrutture causati dall’intensità delle piogge, 123 esondazioni fluviali (con danni), 63 danni da grandinate, 55 danni da siccità prolungata, 55 frane da piogge intense, 22 danni al patrimonio storico, 17 temperature estreme in città, ovvero ondate di calore.
“Il 2022 in fatto di eventi climatici estremi è da codice rosso”, ha spiegato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. “Chi si candida a governare il paese per i prossimi cinque anni dovrebbe esplicitare quali soluzioni vuole mettere in campo per fronteggiare la crisi climatica, una delle principali emergenze planetarie che rischia di mettere in ginocchio l’intero pianeta”.
Qualche esempio di eventi climatici estremi accaduti solo negli ultimi giorni sono:
Questi eventi, accaduti nell’arco di pochi giorni, dimostrano che i fenomeni dell’atmosfera stanno diventando sempre più intensi e violenti a causa del riscaldamento globale. Gli scienziati insistono su questo punto da anni e, come ha spiegato di recente Antonio Navarra, fisico e presidente del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), in un’intervista al Corriere della sera, l’Italia è uno dei paesi più esposti a questo tipo di disastri.
Per tali motivi è fondamentale chiamare gli eventi meteorologici e, più in generale, climatici estremi con il proprio nome, abbandonando il termine generico “maltempo”. Come ha ricordato anche l’ong Greenpeace in una sua indagine, infatti, sui principali quotidiani italiani la crisi climatica trova poco spazio, al contrario di quanto avviene per le pubblicità delle aziende inquinanti che dimostrano di avere una grande influenza sulla stampa italiana.
Gli sforzi da fare per adattarsi e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sono ancora molti: l’Italia, in particolare, secondo le elaborazioni del Cmcc, si ritrova davanti a due scenari futuri. Il primo, che prevede un forte intervento sulle emissioni con iniziative per controllarle, vede il nostro paese alle prese con un abbassamento delle emissioni in atmosfera rispetto ai livelli attuali entro il 2070. In particolare, gli scenari mostrano che da qui al 2100 ci si attende un aumento di temperatura che in alcune aree geografiche può superare i 3 gradi, che è molto di più degli 1,5 gradi a cui punta il mondo intero attraverso accordi vincolanti come quello di Parigi sottoscritto nel 2015.
Questo significa che se mai riusciremo a centrare l’obiettivo climatico medio globale di 1,5 gradi, l’Italia sarebbe comunque esposta a temperature ben più alte. Ma attenzione, questo è uno scenario ottimistico. Senza alcun controllo delle emissioni di gas serra, infatti, l’aumento atteso delle temperature in Italia, nel periodo 2071–2100, può raggiungere addirittura i 6 gradi. E in un futuro di questo tipo, gli eventi climatici estremi saranno la regola.
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