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A Milano c’è un nuovo museo, si chiama Maua ed è dedicato all’arte urbana aumentata. Aperto e fruibile da tutti, gratuitamente, fa nascere dalla street art altre forme artistiche come l’animazione digitale e la fotografia.
È “aperto” da pochi giorni a Milano il Maua, Museo di arte urbana aumentata: fruibile facilmente da tutti unisce e interconnette diverse forme artistiche come street art, animazioni digitali e fotografia. Un progetto che porta a scoprire cinque diverse zone periferiche della città attraverso l’arte che colora i suoi muri. Un museo tecnologico a cielo aperto per chi ama stupirsi davanti alle cose di tutti i giorni che prendono un’altra forma.
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Descrivendolo come museo di arte urbana aumentata è difficile capire subito di cosa si stia parlando. È un progetto nuovo, almeno per Milano, ed è bene spiegare come è possibile fruirne. In città, in alcune zone più di altre, i muri sono spesso utilizzati dai cosiddetti “writer” (cioè coloro che fanno graffiti) e dagli street artist per dipingere e creare le proprie opere. Questo accade sia legalmente su pareti appositamente concesse dal comune, sia abusivamente nel momento in cui gli artisti si sentono “autorizzati” in virtù della propria passione. In un modo o nell’altro, camminando in molte periferie milanesi spesso ci si trova davanti a vere proprie opere d’arte. Ovvero l’arte di strada, la street art.
Queste opere sono state scovate, censite e fotografate: sono 50 e costituiscono le tappe che formano cinque percorsi urbani pensati in altrettante zone di Milano. Niguarda e Bovisa, Gallaratese, Giambellino, via Padova, Corvetto e Chiaravalle: luoghi poco conosciuti, almeno che non si abiti lì, che possono in questo modo essere resi visibili a tutti. Sì perché oltre che godere dell’opera in sé, grazie al Maua ora i murales sono scrigni di altre forme espressive.
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Scaricando infatti l’applicazione Bepart (gratuita sia per iPhone sia Android) e inquadrando il murale prenderà vita un’opera in realtà aumentata che vi sorprenderà. È possibile farlo anche solo inquadrando il catalogo del Maua, quindi senza essere davanti all’opera reale ma chiaramente il consiglio è quello di approfittare di questo museo a cielo aperto per vagare per la città e scoprirne i tesori nascosti.
Tutte le indicazioni sul progetto e sulle opere inserite nel percorso fisico e virtuale del museo sono disponibili a questo sito: qui è possibile per esempio trovare la cartina di Milano con la posizione di tutte le opere o prenotare una visita guidata come quella che abbiamo fatto per scoprire il progetto – assolutamente consigliata. Fino al 22 dicembre inoltre a Base, partner del progetto, è possibile visitare la mostra con le fotografie delle opere selezionate che potranno essere animate in realtà aumentata tramite Bepart. Inoltre è in vendita il catalogo edito da Terre di Mezzo ed è disponibile la mappa cartacea del museo.
Ciò che rende questo progetto unico è stata la capacità di chi vi ha partecipato di unire varie forme d’arte partendo da qualcosa di già esistente: la street art nelle periferie di Milano è una risorsa, un patrimonio che in questo modo viene valorizzato e sfruttato al meglio. La bravura è stata quella di intravederne le potenzialità e di far nascere da qui altra fantasia e arte. Guardare con occhi diversi qualcosa accanto alla quale magari camminiamo ogni giorno e farlo con entusiasmo è un grande risultato. Il Maua lo ha reso possibile ed è un ottimo esempio di come l’intraprendenza giovanile unita alla capacità organizzativa possano dare vita a iniziative in grado di dare un volto nuovo a periferie che spesso sono tagliate fuori dagli eventi culturali e artistici della città sempre in fermento.
Ad esempio, passeggiare nel Giambellino alla ricerca delle opere sui muri ci ha mostrato una nuova faccia di questa zona e ha trasmesso a noi curiosi d’arte aumentata qualcosa anche in merito alla storia del quartiere che talvolta è anche ciò che ha portato gli autori delle opere a creare qualcosa lì e non altrove. Maua nasce infatti nell’ambito di Milano città aumentata, progetto vincitore del Bando alle periferie con il quale il Comune di Milano ha promosso la riqualificazione di cinque quartieri (Giambellino-Lorenteggio, Adriano-Padova-Rizzoli, Corvetto-Chiaravalle-Porto di Mare, Niguarda-Bovisa e Qt8-Gallaratese) e alla nascita del museo hanno contribuito attivamente gli stessi cittadini, supportando la mappatura della street art in città.
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