
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
In Australia le megattere, il cui numero è aumentato grazie alle politiche di tutela, sono state ufficialmente rimosse dalla lista delle specie a rischio.
Finalmente delle buone notizie. Grazie agli intensi sforzi per la conservazione dei cetacei, nelle acque australiane è cresciuto il numero di megattere (Megaptera novaeangliae). Ad oggi si stimano circa 40mila individui. Con questi dati è stato possibile rimuoverle dalla lista delle specie a rischio.
La protezione delle balene è un progetto molto importante e duraturo. A cavallo tra il Diciannovesimo e Ventesimo secolo, la caccia e il commercio hanno spinto questi animali sull’orlo dell’estinzione, le megattere in particolare. I numeri sono incredibili: circa 30mila esemplari furono uccisi dai balenieri nei mari dell’Australia e della Nuova Zelanda fino al 1963, tant’è che nel 1965 ricevettero la protezione internazionale a causa di questo drammatico declino. L’Australia iniziò ufficialmente la sua politica diretta di lotta contro la caccia alle balene nel 1979.
Essere riusciti a togliere finalmente le megattere dalle specie minacciate è un grande successo, anche se le minacce sono sempre dietro l’angolo. La ministra dell’Ambiente australiana, Sussan Ley, ha dichiarato che questo risultato è frutto degli importanti sforzi conservazionistici messi in atto e che, per questo motivo, tutte le norme di protezione locali e internazionali rimangono comunque attive per proseguire questo percorso. “Questo è un messaggio di speranza per la conservazione di tutte le specie, basta avere una base scientifica e coordinata”, ha concluso.
L’aumento della temperatura oceanica sta causando una diminuzione dei livelli di krill, i crostacei di cui si nutrono le balene: questo rischia di causare un declino delle popolazioni di questi mammiferi ed estinzioni locali entro il 2100. Lo ha rivelato uno studio del 2019 che si concentrava sull’impatto dei cambiamenti climatici sui fanoni delle balene, le lamine che hanno al posto dei denti e che utilizzano per filtrare il cibo ed espellere l’acqua dalla bocca.
Un altro studio del 2020 ha invece indicato la crisi climatica come principale causa del declino dei tassi di riproduzione delle megattere, associato a un calo significativo del numero di piccoli. A questi, poi, bisogna aggiungere l’aumento dei livelli di plastica nel mare, l’inquinamento degli oceani, le reti da pesca, il traffico marittimo e l’inquinamento sonoro.
Si può ben capire che le minacce non sono poche. Aver raggiunto un obiettivo così importante non deve far abbassare la guardia riguardo agli altri problemi che, purtroppo, non riguardano solo le megattere. La sfida per la salvaguardia delle specie ha raggiunto un piccolo traguardo, ma la strada è ancora lunga.
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