Plastica in mare

Presto un “Accordo di Parigi” contro l’inquinamento causato dalla plastica

Quasi duecento nazioni lavoreranno alla redazione di un trattato internazionale volto alla riduzione dell’inquinamento legato alle materie plastiche.

  • 175 paesi approveranno, entro il 2024, un accordo legalmente vincolante per diminuire il quantitativo di rifiuti plastici generati a livello mondiale.
  • Una decisione presa durante la riunione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente che si è tenuta in Africa dal 28 febbraio al 2 marzo.
  • I suoi sostenitori affermano che il nuovo trattato rappresenterà per la plastica quello che l’Accordo di Parigi ha significato per il clima.

Proprio come i cambiamenti climatici, anche l’inquinamento causato dalla plastica rischia di rendere la Terra inabitabile. Questo è l’allarme che l’Environmental investigation agency aveva lanciato all’inizio dell’anno. Finalmente, 175 nazioni hanno deciso di porre un freno alla produzione di materie plastiche, riducendo così anche la quantità di rifiuti che ne derivano. È l’annuncio che arriva dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unea), riunitasi nella città di Nairobi, capitale del Kenya, dal 28 febbraio al 2 marzo.

problema della plastica in Giappone
Il Giappone rappresenta il secondo esportatore mondiale di rifiuti di plastica dopo gli Stati Uniti © Carl Court/Getty Images

Due anni per cercare soluzioni efficaci

Questi paesi lavoreranno insieme alla redazione di un trattato giuridicamente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione basata sull’estrazione di combustibili fossili al consumo, fino allo smaltimento – “fasi che hanno un impatto negativo sulle dimensioni ambientali, sociali ed economiche dello sviluppo sostenibile”, come si legge nelle prime righe della risoluzione approvata dall’Assemblea.

Il documento finale vedrà la luce nel 2024, dopo due anni di negoziati che serviranno anche a quantificare i fondi necessari per attuare le soluzioni proposte – con particolare attenzione agli stati meno avvantaggiati. Nel frattempo, comunque, le nazioni coinvolte dovranno già cominciare a fronteggiare il problema con azioni concrete, fra cui la progettazione sostenibile di prodotti e materiali che possano essere riutilizzati, rifabbricati o riciclati e quindi mantenuti nell’economia il più a lungo possibile.

Un Pianeta di plastica

Dopo l’Accordo di Parigi sul clima del 2015, finalmente il mondo collaborerà in maniera simile anche per salvare il Pianeta dalla plastica, la cui produzione, secondo l’Ocse, è più che raddoppiata dal 2000 al 2019. L’80 per cento del materiale gettato finisce nell’ambiente o in discarica, dove continua a rilasciare metano, gas serra più potente dell’anidride carbonica.

Nello specifico, circa 11 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono ogni anno nei bacini idrici e l’Onu prevede che il volume triplicherà entro il 2040. La plastica non solo intasa gli oceani, ma si scompone in minuscole particelle, dette microplastiche, che si sono insinuate nella catena alimentare.

Gloria Majiga-Kamoto, vincitrice del Goldman prize
L’inquinamento nei fiumi del Malawi © Goldman environmental prize

La cooperazione internazionale

La risoluzione si basa su tre proposte, presentate rispettivamente da Perù e Ruanda (quella che ha ricevuto il sostegno maggiore), India e Giappone. Il voto da parte dell’Assemblea è stato seguito da una standing ovation di circa un minuto: il Wwf ha descritto la decisione come una delle iniziative ambientali più ambiziose al mondo dal 1989, anno in cui entrò in vigore il Protocollo di Montreal per eliminare gradualmente le sostanze dannose per l’ozono.

Nonostante il conflitto in corso, delegati russi e ucraini erano presenti all’incontro in Africa. La cooperazione della Russia, dove la produzione di plastica è aumentata del 64 per cento negli ultimi cinque anni, risulta indispensabile. Insieme a Cina e Indonesia, ugualmente impegnate nella gestione di enormi flussi di rifiuti, è accusata di aver utilizzato sostanze chimiche tossiche per produrre le materie plastiche – stando a un rapporto dell’International pollutants elimination network (Ipen).

“Un paese da solo non può far fronte a un problema così grande, a prescindere dalla bontà delle sue politiche”, ha dichiarato il professor Steve Fletcher, consulente del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). Quello della plastica, infatti, è un problema che non ha confini. Assistere alla cooperazione fra paesi molto diversi fra loro è un segnale confortante in un momento così tragico per l’Europa e per il resto del mondo. E ci ricorda che, anziché distruggere la Terra e i suoi abitanti, dovremmo pensare a come salvarli. Dovremmo lottare insieme contro l’unico nemico esistente: la crisi climatica e ambientale.

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