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L’Istat evidenzia il calo degli spostamenti per motivi di studio e di lavoro. Il Covid-19 influenza più la frequenza che la modalità dei trasferimenti.
Diminuiscono gli spostamenti per studio e lavoro, aumenta l’uso dell’automobile, cala il trasporto pubblico. In generale, la pandemia finisce per influenzare più la frequenza che la modalità dei trasferimenti. A tracciare il quadro della mobilità degli italiani in questa stagione autunnale è l’Istat, attraverso un’indagine sulla propensione rispetto agli spostamenti per motivi di studio e lavoro, confrontata con quella precedente l’emergenza sanitaria.
Lo studio si è incentrato da un lato sui movimenti abituali per studio o lavoro di occupati e studenti maggiorenni, e dall’altro lato su quelli effettuati per motivi vari della rimanente parte della popolazione; ai due gruppi sono state somministrate domande differenti, per cogliere le rispettive specificità. Il primo elemento a balzare all’occhio è quello relativo alla frequenza degli spostamenti: prima della pandemia l’81,6 per cento lo faceva almeno cinque volte a settimana, un dato crollato oggi al 68,1 per cento. Al contempo cresce, arrivando al 10,3 per cento, la quota di intervistati che pensano di non effettuare affatto trasferimenti in autunno: all’inizio del 2020 il dato si fermava al 3,4 percento. La previsione di una generale diminuzione degli spostamenti caratterizza in misura maggiore gli studenti rispetto agli occupati.
Fin qui, la frequenza; ma anche sulle modalità di trasporto emergono dei trend chiari. In autunno quasi la metà degli interi spostamenti sarà su auto private, con un balzo di cinque punti percentuali rispetto a un anno e mezzo fa. Non si tratta di una buona notizia per la qualità dell’aria nelle nostre città, anche perché le forme di mobilità dolce come biciclette e monopattini (nonché gli spostamenti a piedi) sono previsti in leggero calo. La riduzione è ancora più marcata rispetto all’utilizzo dei mezzi pubblici, previsti solo nel 22,6 per cento dei casi contro il 27,3 per cento di inizio 2020.
Perché ci si sposta di meno? Soprattutto causa della Covid-19, che per la metà degli intervistati rappresenta la causa esclusiva di queste nuove abitudini; uno su quattro prevede di cambiare la propria frequenza di spostamento rispetto a prima della pandemia, e solo per il 17 per cento la pandemia è una concausa che si accompagna ad altre ragioni. In sostanza, in tema di mobilità, l’emergenza sanitaria finisce per influenzare più la frequenza che la modalità, che varia solo per un decimo degli italiani; variazione peraltro uniforme, a vantaggio dell’auto privata e a scapito dei mezzi pubblici.
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